L’uomo che disegnò Dio di Franco Nero
L’uomo che disegnò Dio di Franco Nero: cronaca dei giorni nostri senza censure…
Quello che non si può dire perché il “pensiero unico”, la “narrazione mainstream” del sistema cerca in tutti i modi di cancellare le voci del dissenso. Franco Nero incarna il dissenso puro in questo film così autentico da creare imbarazzo sia allo spettatore che si aspettava l’ennesima sciocca esaltazione dello show preso continuamente in giro, laddove si tratta di spettatori zombi ormai annichiliti da tv, internet, social media, esseri subumani come gli studenti che denunciano per pedofilia il protagonista Emanuele per tentare di ottenere una ricompensa…
Già questo è un bell’elemento… La denuncia della pedofilia che non va fatta “fintamente” a 360 gradi, ma dove si annida veramente…
L’uomo che disegnò Dio si dipana lungo vari discorsi, come quello sulle coppie gay che vogliono un bambino… La battuta nel film è fulminante: “è il bambino che non sarà tanto contento di avere due madri… “. E discorso chiuso!
Franco Nero utilizza il circo come palcoscenico dei freaks della società contemporanea diretto dai mostri interessati solo al denaro. È una metafora neppure velata della società, laddove i personaggi più insulsi si agitano a più non posso in cerca di ribalta… In effetti, il vecchio show del circo non c’entra niente con i dovuti rimandi a scenari felliniani.
L’uomo che disegnò Dio parla direttamente di quella presunta “democrazia liberale”, finta ed ipocrita, pronta a digerire i nuovi corpi degli immigrati, facendoli sprofondare anch’essi nella cecità che contraddistingue la maggioranza della popolazione.
Per questo è tale il fetore là fuori che bisogna chiudere gli occhi. Solo così si può vedere qualche cosa di autentico. Solo Emanuele vede realmente mentre tutti gli altri personaggi si agitano come ingranaggi in un dispositivo che si chiama società del terzo millennio, dove la tecnologia ha violentato i corpi, li ha stuprati fin quasi dalla nascita. Sono tutti schiavi a meno che non riescano ad aprire veramente gli occhi.
L’uomo che disegnò Dio è anche un regalo che poteva arrivare da una produzione coraggiosa e indipendente come quella di Louis Nero. Nel panorama contemporaneo solo opere del genere creano dubbi, domande nello spettatore che se le vuole porre, il resto è per l’intorpidimento dell’anima… Ammesso che alcuni ce l’abbiano come suggerisce Emanuele nello splendido finale nel circo.
E del resto riprendendo la citazione finale da Mark Twain, la felicità sta nel comprendere il senso della nostra nascita…
Condividete questo film, è una grande necessità per sperare nel futuro dell’umanità, che non passi attraverso l’estinzione, come si dice nel film!