Ghost Detainee – Il caso Abu Omar, di Flavia Triggiani e Marina Loi. Anche questo Non è un caso…
Il rapimento di Abu Omar arriva, per fortuna, in forma docu film, quanto meno per non dimenticare che la verità è sempre lì per chi ha il coraggio di guardarla…
Come per Non è un caso Moro, il film di Tommaso Minniti che è andato dritto al sodo di una questione che è nata con il colonialismo dell’Italia da parte degli Stati Uniti, iniziato con la fine del secondo conflitto mondiale e mai terminato, anche un documentario su Abu Omar come questo può lasciare intuire il tipo di crimine commesso dai soliti noti…
Dice bene Daniele Ganser, lo storico svizzero… Basta guardare da fuori dell’Italia per rendersene conto, è del tutto chiaro che l’Italia non ha mai avuto alcuna sovranità… Forse per questo vanno così “bene” i film propagandisti come il celebrato C’è ancora domani di Paola Cortellesi, che vorrebbe celebrare proprio l’evento fondamentale della cosiddetta Repubblica italiana, ovvero le prime elezioni che coinvolsero anche le donne (è ovvio che anche questo facesse parte del pacchetto di propaganda) infiltrate e decise a tavolino dalla CIA… Lo dice proprio Ganser nel video.
E quante analogie ci sono con l’eliminazione di Aldo Moro, voluta prima a Washington, quando parlò con Henry Kissinger, che minacciò il coraggioso statista allorquando voleva aprire alla forte rappresentanza comunista uno spiraglio di governo… Ma questo non era possibile per gli “americani”… Quello che successe dopo lo conosciamo e nel film di Minniti una delle parti più eclatanti è la bugia sulle brigate rosse e sul covo che era niente poco di meno che l’edificio dei servizi segreti italiani.
Già, un po’ come nel caso Abu Omar, quando ad un certo punto vengono fuori le spie della CIA. Vengono scoperte da normali indagini. Però anche nel film di Triggiani e Loi ci si meraviglia se frequentassero i più lussuosi alberghi milanesi? E perché mai dovrebbe stupirci che un rapimento fosse fatto tranquillamente senza alcun accorgimento.?!
Dagli USA dicono alcuni testimoni illustri che le operazioni furono condotte malamente senza la necessaria competenza…
No, cari manipolatori, i vostri agenti, e lo dimostra il fatto che fu poi scoperto il coinvolgimento italiano, sapevano benissimo che agivano sotto copertura dei servizi segreti italiani, semmai questi si sono un po’ persi, quando sono iniziati i processi… Inoltre la prassi della “extraordinary rendition” (di fatto intraducibile in italiano, tanto che è lasciato il vocabolo originale anche nel film) era largamente diffusa subito dopo l’11 settembre, per giustificare quella risposta che nel film è ripresa attraverso le dichiarazioni di George Bush… Ma era più una finzione, come tutto, ciononostante il terrorismo islamico esisteva ed esiste davvero. Abu Omar era una figura marginale, ma ciò conferma che il suo rapimento fu compiuto in quanto la mano allora era pesante e qualsiasi sospettato poteva avere trattamenti oltre il lecito. Per questo le rendition avvenivano nei paesi dove gli abusi e le torture erano la norma. Ma non dimentichiamo che gli USA istituirono Guantanamo che di fatto abusava dei prigionieri.
Quindi, confusione, insabbiamenti, coperture, ma alla fine tanto c’erano Napolitano, il solito Mattarella a concedere la grazia a tutti gli imputati opponendo il segreto di Stato, vero e proprio abuso che il magistrato Spataro, presente in sala, dopo la proiezione stampa, ha semplicemente etichettato come fuorviante, in quanto Abu Omar non era un pericolo per la sicurezza dello Stato. Beh, questo lo avevamo capito!
Ma c’erano in gioco i patti tra uno Stato dominante ed uno servo… Quindi la “soluzione finale” era scontata!
In sala le due registe parlano di “macchie” che sono comunque rimaste, “macchie nere” che hanno “macchiato” i colpevoli, anche se sono stati tutti graziati. Nessuna condanna.
Triggiani e Loi hanno il merito di aver ricostruito con eccezionale pazienza ed attraverso una esaustiva serie di interviste, il caso (ma non è un caso, ovviamente) Abu Omar, ormai dimenticato nella memoria dei pigri italiani. Caso che si aggiunge a tutti i vari segreti di Stato che riguardano noti stragi e attentati come quelli di Ustica, di Bologna, di Piazza Fontana, ecc ecc.
Se proprio vogliamo trovare una posizione dominante nel film è quella che riguarda la difesa dei diritti civili, quelli si fa fatica a pensare che anche oggi li si possa negare, purché si guardi a 360 gradi. Perché, oggi, con gli attuali mezzi tecnologici, il fatto che un individuo possa esser scomodo anche soltanto per quel che dice, ci conferma che i mezzi di censura e repressione sono molto più sottili.
Ghost Detainee – Il caso Abu Omar è un prezioso documentario che speriamo raggiunga non solo le sale, saranno poche, ma anche le varie piattaforme, almeno lì sarà più disponibile per molto tempo.
E come ha affermato il produttore Andrea Iervolino, mentre le inchieste on line possono scomparire, almeno un film rimane.
Certo, l’importante è guardarlo nella giusta prospettiva e pensando che certi personaggi come Mattarella sono parte, purtroppo, del nostro presente, e incombono come prima. Come si dice, uomo avvisato, mezzo salvato?
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