A Civil War di Alex Garland, ancora fuffa patriottica

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A Civil War

Alex Garland non riesce a liberarsi delle pastoie patriottiche di regime e dirige, con A Civil War, un film controllato dalla propaganda e dal sistema come tanti altri titoli

Ma come…? Garland fa fuori un presidente… e qui sto a dichiarare subito che trattasi di un bel cavallo di Troia, il solito trappolone della narrazione hollywoodiana che dispone elementi vari in una determinata narrazione con sempre maggiore astuzia… Molti ci cascheranno… Per di più A Civil War per un solo caso non l’avevo recensito mesi fa quando uscì, però adesso dopo il confronto elettorale Biden-Trump i significati del film sono ancora più chiari…

^^^^^^^^^^^AGGIORNAMENTO 15 LUGLIO: DOPO L’ATTENTATO A TRUMP
Comunque si voglia interpretare l’attentato a Trump, purtroppo la controinformazione in questo caso sembra ancora più delirante, visto che sposa le tesi del mainstream… In ogni caso appare evidente come i fatti narrati nel film, in cui sono i servizi segreti a difendere un presidente ed altre forze “occidentali” a eliminarlo, descrivono un paese in uno stato di guerra civile molto complessa… ^^^^^^^^^^^^^

Ma iniziamo dal riferimento diretto ai regimi dittatoriali di Ceaucescu, Mussolini, Gheddafi. Sono buttati lì questi nomi? Sembrano quasi un caso ed invece toccano precisi momenti della storia del mondo più o meno recente.

Nelle cadute di quei “regimi” c’è sempre l’ombra americana, l’intervento spesso abbastanza trascurato dei vari servizi segreti per ordire dei piani molto elaborati per far apparire innanzi tutto quei soggetti come terribili dittatori… Non è già una bella prova che l’avvenuta eliminazione fisica di quelle persone coincida anche con una sorta di approvazione popolare… Chi è che vuole difendere un Mussolini o un Gheddafi o ancora peggio un Ceaucescu?

Le pagine di Wikipedia, dei manuali di storia grondano di quella facile propaganda che riduce anni ed anni di storia ai capricci del dittatore di turno. Eppure basta poco, per comprendere che dietro queste esecuzioni c’erano altri interessi… Ed è perfino tutto scritto nelle pagine di Wikipedia. Prendete Ceaucescu… ecco un brano dalla sua biografia che guarda caso parla di divorzio, aborto e AIDS, contro i quali il “dittatore” si schierò contro… Oggi capiamo ancora di più…

Nel 1966 il regime decretò la messa al bando di qualsiasi forma di contraccezione o aborto e introdusse altre politiche a sostegno dell’incremento del tasso di natalità, inclusa una tassa tra il dieci e il venti per cento del reddito sia per gli uomini sia per le donne (sposati o celibi/nubili) che dopo i 25 anni fossero rimasti senza prole. L’aborto era ammesso solo per le donne sopra i quarantadue anni o già madri di quattro (successivamente cinque) bambini.

Le madri che avevano più di cinque figli ricevevano vari benefici, mentre le madri con più di dieci figli erano dichiarate madri-eroine, ricevevano una medaglia d’oro, un’automobile gratis, trasporto gratuito sui treni e altri bonus. Poche donne in ogni caso raggiunsero questi obiettivi: una famiglia rumena aveva mediamente tra i due e i tre bambini. Inoltre, un numero considerevole di donne morì o subì mutilazioni durante l’esecuzione di aborti clandestini.

Il governo si diede l’obiettivo di diminuire la percentuale dei divorzi rendendoli difficili da ottenere: fu infatti decretato che il matrimonio poteva essere annullato solo in casi eccezionali. Nei tardi anni sessanta la popolazione incominciò a crescere, accompagnata da un incremento della povertà e del numero di persone senza fissa dimora (bambini di strada) nelle aree urbane. Dall’altro lato un nuovo problema fu creato dalla crescita incontrollata del fenomeno dell’abbandono dei bambini, che portò alla conseguente crescita della popolazione degli orfanotrofi (vedi Cighid). Proprio per interessare la popolazione e indurla a prendersi cura di questi bambini i Ceaușescu ne avevano adottato uno, Valentin Ceaușescu (n. il 17 febbraio 1948). A causa dello stesso fallimentare moralismo sul finire degli anni ottanta la diffusione dell’AIDS fu favorita anche dalla decisione del governo di non riconoscere l’esistenza di questa malattia e di conseguenza di non consentire l’esecuzione del test HIV.

E anche la fine più recente di Gheddafi ha qualcosa di veramente paradossale per come si è svolta. Gheddafi era stato perfino salvato dal primo tentativo di ucciderlo grazie ai messaggi di Craxi e Andreotti. Ora, voi credete che questi ultimi fossero così ingenui da non sapere che il nemico non era Gheddafi, ma proprio chi voleva eliminarlo? Furono poi i francesi in un brutale intervento a farlo fuori, il cadavere fu trascinato dalla solita folla che inneggiava alla libertà conquistata… Come tante altre volte, come le recenti insurrezioni in Egitto… Ma tutto risultava fare capo a interessi molto nascosti.

Il film di Garland dovrebbe parlare proprio di una guerra civile come insurrezione “giusta” a un governo odiato e tutto filerebbe se non fosse che il presidente non rappresenta certo un potere intoccabile (deve fare ciò che gli si ordina), perché a sua volta è solo l’ennesima marionetta eterodiretta.

Ecco che il film di Garland indirettamente dice questo, ma direttamente invece confida o predilige rappresentare cinematograficamente una sorta di ribellione popolare “buona”, ancorché – è questo è il principale paradosso – si tratta di forze armate occidentali. Insomma, non è che c’è un’insurrezione popolare pacifica, ma un colpo di Stato ordito da altri poteri che sostituiscono la marionetta di turno…

Nel film vediamo anche che la situazione è pilotata dai media. Quando i nostri protagonisti arrivano in una sperduta cittadina di periferia del paese, ci si trova di fronte al fatto che i suoi abitanti hanno spento la tv e continuano a fare la vita di prima, fermo restando che sui tetti poi appaiono i cecchini. E d’altra parte alcuni presunti elementi pro rivoluzione eseguono sommari omicidi, soprattutto di stranieri anche se nati nel suolo americano… Si tratta di una parte del film molto confusa e controversa. La mia ipotesi è che è stata messa lì per giustificare l’intervento armato delle forze occidentali, perché l’anarchia altrimenti potrebbe travolgere il paese… In questa visione la presunta anarchia è descritta come negativa, si dà per scontato che le persone non possano gestirsi da sole perché scivolerebbero in scontri a fuoco continui, si fa riferimento alla quantità di armi in USA, o semplicemente a soprusi o abusi di ogni tipo…

Una amica ricercatrice, Sara Celeste, ha ben descritto la situazione delle pedine del potere, in un post su facebook, a proposito dell’apparente situazione paradossale di Biden, dopo il confronto con Trump:

È molto chiaro quello che sta comunicando un certo stato d’oltre oceano, ovvero che la sua marionetta non decide niente perché non è in grado di farlo.

Una comunicazione chiara e netta che non lascia scampo ad interpretazioni.

C’è qualcun altro che decide per lei, perché il potere non è il suo, non gli appartiene.

L’unica cosa che gli spetta è quella di far vedere ciò che rappresenta il proprio stato confusionale, l’incapacità di agire e rispondere.

Rappresenta la fine di questo ciclo, il termine dell’economia che fino adesso ha accompagnato un certo tipo di industria, la storia ingannevole raccontata, la rottura della macchina per la programmazione dei pensieri.

Ogni volta che i robot monarch dello stato della “libertà” hanno smesso di funzionare sono stati aggiustati o rimpiazzati ma mai lasciati in queste condizioni o inseriti appositamente così, perché la comunicazione necessitava di altro.

I messaggi subliminali per l’inconscio sono sempre un obiettivo gradito e questo è quello che adesso viene trasmesso.

Tempo scaduto, fuori servizio, chiuso, finito.

La decadenza nella rappresentazione di ciò che è realmente quel paese è tutta lì, in quell’involucro che viene volutamente fatto apparire così, che a volte viene cambiato, riplastificato, modificato, o sostituito con simili sembianze.

Ogni volta uno diverso, un nuovo volto da mostrare e se la voce del nastro si inceppa… nessuno se ne accorge.

E se si bloccano i comandi? “Bene, va fatto apparire così, un rottame da rottamare, tanto la gente ci ride sopra e basta mentre gli mandiamo esattamente il messaggio che vogliamo“.

Tutto quello che è l’mk ultra è racchiuso lì, adesso in bella vista sotto gli occhi del mondo che ancora crede alle belle favole di quello che fanno dire ai propri soldatini che non sanno più chi sono e dove sono ma che rispondono solo ai comandi della programmazione o che sono stati sostituiti da tempo e che, essendo originali, si trovano da tutta un’altra parte e non sotto l’occhio dei riflettori“.

A civil war inizia proprio con la voce del presidente USA balbettante che ripete la stessa frase “rassicurante”, come se fosse al comando di qualcosa, come se dovesse apparire così, ma in fondo non lo è mai stato ed è pronto a fare la fine che vedremo dai presunti ennesimi “salvatori” della bandiera a stelle e strisce che infatti Garland riprende con tutto l’orgoglio possibile che aumenta la nausea dello spettatore cosciente, ma non quella dello spettatore addormentato che, come ha detto Sara, continua a credere nelle belle favolette… “sotto gli occhi del mondo che ancora crede alle belle favole di quello che fanno dire ai propri soldatini”…

Del tutto irrilevante l’elaborazione dei protagonisti con una Kirsten Dunst davvero al minimo dei giri e del tutto sacrificata allo stereotipo della reporter cazzuta che fa da bàlia alla giovane Jessie (Cailee Spaeny). Va a finire che la relazione tra le due donne risulta pesante e goffa, con l’epilogo telefonatissimo. Gli altri comprimari sono appena funzionali. Garland, in questo film che è stato pressoché osannato dalla solita critica beota e miope, costringe gli interpreti in ruoli così rigidi che non si vedevano da tempo: zero sfumature, insomma, perché alla fine la scrittura è stata congelata completamente dal dispositivo “hollywoodista”, termine coniato da Roberto Quaglia, l’unico ricercatore che ha colto nel segno descrivendo benissimo il sistema di produzione con certe opere che sono soltanto veicoli di propaganda e manipolazione planetaria…

Adesso guarderemo Alex Garland con ancor più sospetto… Del resto la chiara deriva transumanista di Ex machina aveva già sollevato molti dubbi…

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