Madame Luna di Daniel Espinosa. Il traffico di migranti è un business, l’inferno dell’avidità umana
Daniel Espinosa con Madame Luna descrive il mondo delle attività lucrose derivanti dal traffico di migranti. Con la prospettiva molto parziale che esso riguardi più che altro le organizzazioni criminali…
Nel business dei migranti sono invischiati i migranti stessi. Alcuni riescono come la protagonista Almaz a fare carriera nelle attività criminali, ricoprendo ruoli chiave nello smistamento di esseri umani.
Nel fronte libico si accenna a un cambiamento dovuto probabilmente alla confusionaria situazione post Gheddafi. In realtà il film lascerebbe intendere che grazie alla fine del “regime” libico, in quei territori il mercato dei migranti sia forse finito in altre mani… Certo non possiamo accettare l’ipotesi ingenua che tale mercato dipendeva dal presunto ex dittatore liquidato brutalmente dai francesi sotto l’ala americana…
Dunque Almaz (una convincente Meninet Abrahaz) è costretta a rifarsi una vita, ma grazie alla sua “esperienza” sa come accattivarsi la simpatia delle bande della ndrangheta calabrese che si occupano direttamente delle famigerate cooperative, copertura non tanto invisibile per organizzare tutte le varie fasi di sfruttamento.
Ed è qui che il film di Espinosa lascia alquanto perplessi. Se riesce, infatti, a farci vedere poliziotti e giudici abbastanza corrotti e indifferenti, questi ultimi rimangono troppo sullo sfondo della narrazione.
Insomma, Madame Luna va verso il solito cliché dei film su quei “poveracci” dei migranti, tra i quali ci sono anche dotati kapò. E del resto Almaz ha un curriculum d’eccellenza, essendo stata abusata dall’esercito eritreo, laddove c’erano pure tanti italiani tra i ranghi superiori…
Anche le vicende collaterali descritte finiscono col toccare appena i traffici più insopportabili, come quello di organi o di minori, un po’ di più si spinge sulla sfera sessuale, quando viene descritto con tutti i particolari come si svolge la prostituzione anche di minori, specie quella più vergognosa del boss arrapato di turno…
Anche con queste piccole imprecisioni il film riesce ad essere un pugno nello stomaco per un pubblico mainstream addormentato e non è un caso che l’opera sarà malamente distribuita e passerà inosservata, non sarà certo diffusa in orari principali dei canali mainstream, a parte la questione sale – ma siamo a luglio inoltrato… – e quella delle piattaforme streaming.
La storia coproduttiva è abbastanza singolare per la liaision tra Italia e Svezia.
David Herdies, infatti, produce per Momento Film, con partner produttivi Marco Alessi e Massimiliano Navarra dell’italiana Dugong Films; si aggiungono Peter Nadermann della tedesca Nadcon e Katja Adomeit e Pål Røed della danese Adomeit Film.
Inoltre, sono presenti come supporto produttivo i Beni Culturali Italiani e le commissioni cinema siciliana e calabrese, anche per i set prescelti, come in particolare quello di Lamezia Terme.
Ancora una volta film di “semi denuncia” come questo non hanno il coraggio di puntare il dito direttamente alle responsabilità dei soliti soggetti che da anni spingono sul tasto delle emigrazioni in Europa, come le varie ONG di George Soros e gli stessi finanziamenti a palate dell’Europa che servono a spingere le organizzazioni criminali a svolgere il lavoro sporco. Ma, come diceva Falcone, se seguite i soldi, dovete anche risalire a quei soggetti che li mettono a disposizione e che hanno organizzato tutto il teatrino dell’accoglienza, l’ipocrita somministrazione di aiuti, dietro la cui facciata si nasconde il solito obiettivo mercenario, dove le merci però sono uomini e donne dei paesi africani da cui sono costretti a fuggire…
SINOSSI: Almaz è una donna eritrea, spietata trafficante di esseri umani, nota con il nome di Madame Luna. Quando il regime in Libia cade, è costretta a fuggire e intraprendere anche lei il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo, confondendosi tra i migranti. Sbarcata in Italia, inizia dopo poco a collaborare con un’organizzazione criminale che specula illegalmente sul sistema dell’accoglienza. La scalata verso il potere sembra compiuta ma, l’incontro con la giovane Eli, la costringerà a fare i conti con le ombre del suo passato, per scegliere, ancora una volta, da che parte stare. È possibile redimersi dal male?