Bergers – Fino alle montagne di Sophie Deraspe. Ancora una lotta aspra contro i meccanismi del capitalismo avanzato

Bergers - Fino alle montagne
La pastorizia è un punto fondamentale per Sophie Deraspe e questo Bergers (Pastori) – Fino alle montagne per iniziare un percorso di riappropriazione della terra, rifiutando la tecnologia del capitalismo
Sophie Deraspe descrive un percorso di formazione attraverso un personaggio protagonista eccentrico che manifesta di punto in bianco la sua volontà di diventare un pastore…
Colui che ha svolto uno dei lavori più falsi ed ipocriti del nuovo millennio, ovvero la promozione pubblicitaria, il marketing, capisce che quel mondo è solo una maledizione.
Infatti, troviamo nella parte finale un ricongiungimento a DIO, proprio nel senso di appartenenza al Creato. Non ci sono dubbi nelle parole messe in bocca ai protagonisti: “”Quello che prima aveva senso, ora mi dà la nausea”, “E non ce ne frega un cazzo delle vostre convenzioni”, “I nostri corpi appartengono alla montagna, tutto il nostro corpo, anima e organi, proprio come gli animali”.
Si evince da queste frasi, che danno il profondo senso del film, come Bergers rappresenti una forma di ribellione attraverso una pratica millenaria, la pastorizia, che però è stata anche brutalizzata, dall’ansia del profitto e soprattutto dalla perdita del territorio necessario per i pascoli.
Si fa anche cenno a tutta la burocrazia che vuole organizzare la “nuova pastorizia”, a partire da un presunto cambiamento climatico, e da altre regole e regolette alle quali in fondo nessuno crede… ma in fondo ci sono sempre le arcinote sovvenzioni…
Si può supporre che il romanzo saggio da cui deriva il film, D’où viens-tu, berger? di Mathyas Lefebure, abbia conquistato il cuore della regista Deraspe al punto da trovare in esso una trasformazione in immagini potentissime, che, soprattutto nella seconda parte, ci regalano emozioni intense, pianti, e quant’altro, perché infine il viaggio di Mathyas è anche il nostro, quello perduto tra decine di oggetti inutili… si fa cenno all’affitto, a internet, ai social media, alle bollette, a un lavoro tradizionale in ufficio…
Davvero non ci rendiamo conto della falsità totale della vita da cittadini… Ma non è solo la città il luogo emblematico di una evoluzione umana aberrante, lontana dal sole, dall’acqua, dagli odori profondi della Natura.
Una Natura che sarà sempre come il lupo e l’agnello, come il sole e il terribile temporale. Non ci sono vie di mezzo, non ci sono altre strade, a meno di non voler eliminare tutto.
La società del ventunesimo secolo avanza verso l’ignoto di una umanità sempre più smarrita, lontana dalla Natura, che è ormai diventata solo un parco a tema, ridotta al consumo superficiale dei gitanti della domenica.
Il dominio dell’uomo vuole evitare pure il lupo, ma ciò è impossibile: la Natura ha le sue regole e queste valgono per tutti i suoi figli, tra i quali ci siamo anche noi. Figli che però tentano continuamente di sovvertire le regole…
Quindi alla fine, se il libro ha un riferimento alla provenienza del pastore, nel film avviene il viaggio necessario per chiedersi dove va il pastore, in quale futuro? E non solo lui, ma tutta quanta l’umanità… Laddove non è soltanto una questione di tradizioni da conservare… Bisogna considerare le cose nella loro complessità, prima di accusare i lupi… insomma.
Del resto, nella prima parte molto violenta, la pastorizia è descritta come un lavoro ormai completamente degradato, dove i poveri animali sono considerati solo dei numeri, come del resto in tutti gli allevamenti intensivi.
Bergers – Fino alle montagne dovrebbe farci riflettere sulla nostra situazione, di umanità del ventunesimo secolo. Ma con uno sguardo sincero per comprendere il nostro passato e la pastorizia è una perfetta chiave di lettura, non certo un’Arcadia immaginaria, una sorta di Eden o di Terra Promessa dell’esistenza.
Insomma, occorre sempre trovare delle soluzioni che ci consentano ancora di credere prima di tutto nel rispetto della Terra e di tutte le sue creature. Dopo questo punto fermo potremo andare avanti. Un po’ come fanno Mathyas (Félix-Antoine Duval) ed Elise (Solène Rigot), bravissimi come interpreti a rendere visibile la ricerca “spirituale” che li porterà verso una nuova dimensione…
Bergers – Fino alle montagne è un film importante perché non elabora una falsa idea di ricerca spirituale sulle straconosciute onde new age, ma ritorna letteralmente sul campo, sulla nuda terra ed a contatto con le creature viventi della Natura, per riprovare a vivere in simbiosi con il tutto, così come dovrebbe essere…