Nessuno deve sapere di Bouli Lanners ci mostra direttamente la maestà della Natura contro la piccolezza dell’uomo
Il regista che è anche il principale interprete protagonista ha dichiarato: Volevo scrivere una storia d’amore, ma non su due giovani, né una su due persone belle. Volevo scrivere una storia d’amore su due persone normali. Persone che sono più grandi, la mia età. Persone che non sono particolarmente belle; persone che non hanno un corpo perfetto. Solo persone normali. Perché penso che tutti possano essere amati e capaci di amare, anche quando sono un po’ più grandi. Ecco perché ho voluto scrivere questa particolare storia. Ho una prospettiva diversa e volevo scrivere una storia d’amore che non sei abituato a vedere.
Il fatto che il film prenda come principale riferimento la relazione tra due persone non giovani, tra corpi peraltro minati dalla malattia nel caso di Phil, il cui ictus che causa la perdita di memoria dà una ottima chance alla storia di questi personaggi di ricrearsi un ambiente narrativo diverso. È proprio il caso di Michelle Fairley nei panni di Millie, donna già etichettata come vecchia zitella acida… Ma che ne sa la gente del luogo?
Siamo a Lewis, un’isola delle Ebridi, non esistono grandi città, ma solo il paesaggio sterminato della scogliera, delle alture sul mare sempre tempestoso, degli altipiani attraversati dal vento sferzante. La messa in scena di Lanners è tutta pervasa dagli elementi naturali, così potenti da non poter esser messi in secondo piano, facendo finta che l’umanità sia importante… Non lo è, né mai lo è stata.
Mentre le creature del cielo e della terra abitano da migliaia di anni questi luoghi “estremi”, gli uomini sono costretti a strisciare sulla terra con la loro misera tecnologia, che ha consentito loro almeno di sopravvivere difendendosi in primo luogo dal freddo. E così Phil in una necessaria scena si immerge nelle acque gelide dell’oceano, uscendone con la consapevolezza che quell’acqua è “proprio gelida”. Quali sono le possibilità per l’umanità in una terra abitata soltanto da creature che sono in grado di vivere in simbiosi con quell’ambiente?
Una retorica, una “messa” in scena ulteriore, quella della fede prolissa, abitudinaria, fatta di cappelli per le donne la domenica, per la partecipazione rituale, pressoché obbligatoria alle cerimonie protestanti.
Tutto ciò rappresenta la piccolezza dell’uomo, che urla… parla di peccato da cui liberarsi dal solito pulpo della chiesa di turno. Ma alla fine comprendiamo che la differenza tra lo spettacolo della terra e quello del piccolo uomo ci regala la verità, quella del limite che può essere superato dal semplice amore, che, grazie al caso dell’ictus, finalmente può essere liberato dalle perniciose abitudini ipocrite della comunità…
Per questo “nessuno deve sapere”, per la vergogna che è insegnata fin dalla nascita da quello stesso pulpito, la vergogna di essere donna, la vergogna di un amore, la vergogna perfino di amare un cane più di una persona, come mostra il personaggio di Brian (Andrew Still), che sarà anche il custode dei segreti di Millie.
Una bugia regalerà ai personaggi l’amore, non ha importanza se per un giorno, un mese, un anno. Se Phil era fuggito dalla famiglia, adesso l’ha ritrovata attraverso l’amore per Millie.
Il cinema di Boudi Lanners è davvero gigantesco, fuori dai registri convenzionali, si aggrappa alla certezza di uno sguardo puro, che osa raccontare oltre il contentino allo spettatore: perché il cinema è anche un fatto di sogni dentro le paure, le vergogne, e non l’illusione di una potenza umana che non esiste…