Recensione di Le Week-End | Senilità e capricci nella nuova commedia di Roger Michell
Le Week-End inscena un rapporto di coppia senile e capriccioso in cui le tante domande aperte si aggrovigliano senza un senso compiuto, con l’effetto di produrre un film spesso sfocato
Le Week-End è il nuovo film di Roger Michell, regista noto soprattutto per la romcom (romantic comedy) Notting Hill.
Torna come soggetto la coppia, questa volta però non si tratta di una coppia sentimentale e romantica, piuttosto di una senile e capricciosa in cui l’uno dà filo da torcere all’altro.
Le Week-End racconta la storia di Nick (Jim Broadbent) e Meg (Lindsay Duncan), coppia inglese e ultracinquantenne, rispettivamente professore universitario e insegnante liceale. Per il loro 30esimo anniversario di matrimonio, la coppia trascorre un week-end a Parigi, dove gà era stata in luna di miele. Lì incontrano Morgan (Jeff Goldblum), una vecchia conoscenza di Nick.
Per essere ben compreso, Le Week-End va visto con gli occhi delle generazioni più anziane. Sebbene la cornice parigina sia tra le più idilliache, non si percepisce alcun tipo di romanticismo, emerge soltanto un sentimento che in modo vago si avvicina all’amore, quello fioco di una coppia che in apparenza è contenta che i propri figli abbiano abbandonato il nido familiare. È naturale che, dopo trent’anni trascorsi insieme, ci siano rancori e risentimenti. Per superare la quotidianità banale la coppia ricorre a dispetti e capricci come se si trattasse di due adolescenti. Però i dialoghi – benché i toni sopra le righe, a tratti dolci e a tratti acidi, siano formidabili – non riescono a sollevare l’intero film da un’atmosfera tediosa. Eppure sarebbe bastata la forza talentuosa della coppia Broadbent-Duncan che ha dato spessore ai due personaggi colorandoli finemente. I personaggi, Broadbent e la Duncan, dialogano senza alcuna parola, sono odiosi e divertenti al contempo, cinici e rassegnati, insomma adorabili.
Le Week-End non ha un filo conduttore lineare e preciso, il regista lascia troppi scenari aperti che, se è vero che danno spunto a diverse interpretazioni, queste non portano quasi mai da nessuna parte. Sì, la storia suscita delle domande: si amano davvero? Perché lei vuole lasciarlo? Davvero lui l’ha tradita? Perché l’intromissione di un terzo personaggio? Era necessario alla storia o è solo una critica sarcastica alla borghesia intellettualoide? Tutte queste domande non trovano una risposta esaustiva e ciò può rendere ancor più perplesso o almeno confuso lo spettatore.