Il giorno e la notte di Daniele Vicari: lockdown delle anime

0

Il giorno e la notte

Il giorno e la notte di Daniele Vicari trasfigura il lockdown rendendolo uno stato animico… con un collettivo di uomini e donne in marcia non si sa bene dove…

Nel fim di Louis Buñuel Il fascino discreto della borghesia i protagonisti camminano lungo una strada, ma non sanno bene dove vanno. 

Buñuel usava questa chiara metafora per significare che un buon 90 per cento delle attività di quella famigerata classe – termine che peraltro è scomparso – consisteva nella ripetizione di alcuni rituali come quello del banchetto e soprattutto del pasto, laddove è la fame, o meglio, l’avidità insaziabile che li spinge verso qualsiasi azione al di là di etica e morale…

Traslando ancora questa metafora, ecco che invece di una marcia forzata, il cinema tenta spesso quella della prigione e lo stato di lockdown cade sempre a fagiuolo per lasciare che si scontrino in modo sublime tutte quelle passioni umane, soggettive e non.

Era sempre Buñuel che nell’Angelo sterminatore, chiudeva tutti i suoi protagonisti: non potevano varcare la soglia di un elegante salone di una villa per tantissime ore fino allo sfinimento.

In Il giorno e la notte, non casualmente, si fa riferimento allo stesso arco temporale di Buñuel, ovvero personaggi costretti a scontrarsi in spazi domestici un giorno e una notte, laddove è proprio nello spazio temporale che possono essere elaborate tutte le trame di questi personaggi. Vicari riesce a mischiare con grande leggerezza i mondi umani, le vecchie classi e qui abbiamo i rappresentanti umani con appartenenze certo diverse: per questo il racconto passa dalla posizione “straegoica” di un attore orgoglioso, intellettuale e a volte meschino al borgataro artigiano, al professore in vena di fuga agricola campagnola new new age, all’impiegata o imprenditore frustrato dal tran tran famigliare e che tradisce, ma ci sono anche altre tragedie come quella della perdita di un figlio.

Insomma, il kammerspiel di vecchia tradizione, ma dove l’elemento esterno sembra sempre più materializzarsi in un pretesto qualunque, che irrompe e ferma i giochi, quelli che vanno avanti già da molto tempo e questa irruzione alla fine comporta una presa di coscienza, forse per una evoluzione dei personaggi…

Molte dinamiche passano attraverso l’uso dei dispositivi, naturalmente smatphone e pc… che fanno cortocircuitare gli scambi in un mondo parallelo, sempre aperto e chiuso, e che però sosta continuativamente al fianco dei vari protagonisti.

Bella l’invenzione di Vicari di utilizzare una “qualunque” minaccia di arma biologica, che basta senz’altro a tenere tutti ubbidienti a casa…
La sensazione è proprio quella che basta una notifica sul cellulare ed in pochi secondi milioni di persone possono essere faclmente bloccate…

Nella parte che riguarda lo sviluppo di questi personaggi, Vicari con l’altro sceneggiatore Andrea Cedrola ha fatto un ottimo lavoro, facendo in modo che tutti i dialoghi funzionassero in modo armonioso e grazie anche alla sensibilità immensa di tutti gli interpreti, da elogiare nella loro interessante performance sempre ricca di sfumature.

Lascia un commento