“Don’t Look Up”: non guardare in alto o potresti svegliarti dal sonno!
Don’t Look Up di Adam Mackay arriva al momento giusto per confermare, come un’immagine nello specchio, che la società è proprio quella che il regista rappresenta con un cast di attori grandi star che gigioneggiano nel modo più strampalato possibile
Don’t Look Up di Adam Mackay arriva al momento giusto per confermare, come un’immagine nello specchio, che la società è proprio quella che il regista rappresenta con un cast di attori grandi star che gigioneggiano nel modo più strampalato possibile… Sempre oltre i giri, sempre al di là della plateale buffonata, sempre al di là del sarcasmo che lascia il posto alla rassegnata considerazione delle cose…
Il personaggio di Leonardo Di Caprio serve proprio a misurare lo sgomento di fronte al fatto che è impossibile diffondere una notizia vera…
Infatti, il vero e il falso non esistono più nella nostra società, esistono solo il detto e il non detto, il consiglio, la raccomandazione, il suggerimento e soprattutto la fine di ogni dato di fatto… Mentre la reazione emotiva, l’effetto viscerale, il colpo di pancia, servono a indirizzare le masse, tenendole in schiavitù cognitiva.
Sono appunto i dati a scomparire, le cifre ad essere manipolate… Se diciamo che un evento ha il 99,76 per cento di possibilità di verificarsi, come facciamo ad affermare che in fondo non è sicuro che si verificherà?
Ma la politica ha imparato a sovvertire pure i numeri assoluti, a modificarli e manipolarli fino al punto di non far scorgere un briciolo di verità.
E questo è il primo assunto del film di Mckay, su cui impianta una buona mezz’ora, con Lawrence e Di Caprio a giocare la parte dei paladini del Bene.
Ma nella seconda parte ecco che tutto si va muovendo contro di loro. Per Di Caprio entra in gioco la corruzione che lo porta al tradimento della stessa moglie con l’anchorman Brie interpretata da Cate Blanchett. Mentre per Lawrence saranno i media stessa ad appiccicarle l’etichetta di psicopatica… Con due mosse i nostri paladini sono eliminati. Di Caprio passerebbe dalla parte del nemico, salvo poi il colpo di scena che vedrà smacherare il reale ruolo del fantomatico Peter (una specie di guru in cui si può vedere da Bill Gates a Elon Musk a Mark Zuckerberg).
A questo punto il film non ha più molto da dire e la terza parte conclusiva è abbastanza deludente, laddove riannoda a livello di script, per salvarle, affondandole nel buonismo, le vite del professor Mindy e di Kate Dibiasky che finiscono a una specie di ultima cena…
Il teatrino della politica tra Meryl Streep (presidente Orlean) che interpreta uno qualsiasi degli ultimi presidenti USA e il figlio capo di gabinetto (Jonah Hill) è abbastanza scontato e non tocca mai momenti di folgorante sarcasmo. Più efficace invece il generale che alla Casa Bianca si rivende le bibite e gli snack gratuiti…
Don’t Look Up è un film, che con tutti suoi limiti, sembra avere il pregio di arrivare forse al momento giusto per colpire una popolazione mondiale addormentata che forse infine intuisce il parallelo tra meteorite e covid e chissà che non sviluppi i veri anticorpi contro una narrazione completamente falsa che riguarda la sua vita dalla mattina alla sera, quando ripete a pappagallo quello che politici e media hanno diffuso…
McKay ha fatto un ottimo lavoro, il suo non è certo un capolavoro, ma un’opera riuscita in molte parti, con momenti di arguzia e di sapiente descrizione dell’animo umano, nelle sue deboli corde, che lo portano alla autodistruzione.
La parte che McKay ha ritagliato per Peter (Mark Rylance) è molto significativa perché il film intende dire chiaramente che il piano della politica e dei media sono funzionali a mantenere uno status quo di confusione e disinformazione, mentre le decisioni finali vengono prese da altri soggetti.
Non un caso che nella sceneggiatura del film il tentativo di eliminare la cometa si trasformi in altro, lasciando a bocca aperta chi pensava che fossero più importanti la salvezza dell’umanità, ecc.