Shadowland, di Stephen Bailey, Alex Braverman, Eve Van Dyke, Joe Berlinger, primo episodio “They need to hang”
Questa miniserie di ben 325 minuti diretta da Stephen Bailey, Alex Braverman, Eve Van Dyke, Joe Berlinger, si pone il “problema” dell'”impatto” delle cosiddette teorie della cospirazione sulla popolazione americana… Recensione primo episodio
La miniserie Shadowland di ben 325 minuti diretta da Stephen Bailey, Alex Braverman, Eve Van Dyke, Joe Berlinger, si pone il “problema” dell'”impatto” delle cosiddette teorie della cospirazione sulla popolazione americana… Come altri documentari l’approccio è controverso ed ambiguo. Il primo episodio che potete qui vedere è nella versione originale. Aggiungo il link alla versione sottotitolata a cura del canale telegram Buffonate di Stato, oltre che quello già caricato in versione originale sul canale FareFilm Altrevisioni Cronache dell’antiregime su Rumble.
Il primo episodio intitolato “They need to hang” si riferisce alla irruzione a Washington il 6 gennaio 2021 al Campidoglio, un episodio con molti lati oscuri e che già viene narrato nella versione mainstream che trovate su Wikipedia.
In pratica nulla di nuovo sotto il cielo… La narrazione mainstream ha bisogno di “decifrare” o meglio, “collocare” i fenomeni di dissidenza con le dovute etichette… Ma a parte questo che è chiarissimo, infatti, Shadowland ha già indicato praticamente dappertutto che i personaggi protagonisti sono dei “complottisti”, anche se in realtà non fanno nessun complotto, ma il termine è diventato utilissimo per indicare quelle persone che hanno semplicemente fatto ricerche presso fonti alternative ed ipotizzato altre narrazioni rispetto a quella mainstream ufficiale a senso unico.
Così, automaticamente, il pensiero divergente diventa eversivo, senza che gli stessi protagonisti si siano macchiati di particolari e gravi reati… Si tratta per lo più di manifestazioni di dissenso che trovano nei canali di comunicazione contemporanei facili vie di accesso a migliaia di persone e quindi appare chiaro che le varie censure sono il pronto riflesso, perché la vera paura del sitema è quella della diffusione di queste teorie. In sostanza, anche nel documentario non si fanno ricerche atte a demolire queste stesse tesi “complottiste”, ma si raccontano i vari “complottisti” come casi psicologici. E infatti, si procede a scoprire il loro vissuto, dove si cercano le ombre che diventano poi la causa della loro affiliazione alle teorie complottiste.
Si ipotizza pure una sorta di gratificazione per queste persone consistente nel fatto di appartenere a un gruppo di “salvatori” dell’umanità di far parte di “qualcosa” o più semplicemente di persone che lottano in nome della Verità, come se fosse una cosa negativa… Questo meccanismo appare ancora più spregevole e non si ferma di fronte a chi ha perfino perso la vita nell’irruzione al Campidoglio come Rosanne Boyland: l’intervista alla sua amica Sarah condotta dalla giornalista dell’Atlantic Magazine, Ellen Cushing, che non si capisce se sia più corrotta o stupida, visto che continua a considerare i vari soggetti come casi patologici…
Ma i personaggi incontrati dai reporter sguinzagliati dall’Atlantic trovano persone del tutto normali, dedite al lavoro e che spesso hanno fatto sacrifici per non finire in povertà come Pauline Bauer che, come altri milioni di imprenditori, per i lockdown si ritrova con l’attività commerciale chiusa dagli obblighi sanitari. Tutte queste persone hanno sempre ubbidito, hanno anche creduto alla bufala pandemica, ma di fatto cosa hanno poi riscontrato nei bollettini terrorizzanti dei media? Soltanto la voglia di terrorizzare la popolazione costruendo una precisa narrazione sulla pericolosità di un “virus”, per passare ad una vaccinazione di massa che non consentiva a chi si rifiutava di vivere una vita normale… Questo è stato vissuto in tutti i paesi dove è stato creata la “pandemia”. Non ci sono stati né morti in eccesso, né numeri allarmanti riguardanti una nuova epidemia, l’influenza stagionale è stata etichettata come covid ed è pure sparita…
Anche negli USA le restrizioni diventavano sempre più asfissianti per i non vaccinati, tanto che i protagonisti del documentario riveleranno la loro principale preoccupazione, quella di lasciare lo Stato in cui vivono o addirittura gli Stati Uniti.
La prima parte si occupa di Pauline Bauer, che viene incriminata per aver partecipato alla insurrezione del Campidoglio. Non si sa bene quale reato abbia commesso, perfino il giudice non lo dice, che sentiamo solo attraverso il cellulare dell’amico di Pauline, Bill Blauser. La donna rischia 20 anni di carcere…
Il documentario segue poi le vicende di Maryam Henein e Zach Vorhies, due esponenti della controinformazione. A Henein viene perfino chiuso il conto bancario oltre a vari account tra cui quello paypal…
Insomma, siamo di fronte all’ennesimo colpo basso del mainstream che a tutti i costi vuole criminalizzare ogni tipo di dissenso, peraltro al 99% ben lontano da qualsiasi reato vero e proprio…