The Eternal Memory di Maite Alberdi, una storia comune che è anche quella di un paese, il Cile

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The Eternal Memory

Maite Alberdi segue le vicende di una coppia in cui la malattia definita Alzheimer pregiudica ogni tipo di relazione. Dentro la memoria anche la storia di un paese, il Cile

Che una donna sia dietro la macchina di questo documentario girato più con il cuore che con la testa si sente eccome.

Alberdi è riuscita a penetrare nelle più piccole manifestazioni amorose di una coppia, laddove lo stato di malattia come quello di una demenza senile pregiudicherebbe ogni tipo di stabilità ed equilibrio.

Da una parte Augusto Góngora, un giornalista facente parte dell’informazione televisiva dissidente durante la dittatura di Pinochet. Per strada ha filmato la realtà della vita sotto il regime militare, con enorme rischio personale. I bollettini del gruppo, registrati su nastri VHS, venivano passati di casa in casa in tutto il Paese. Quando il Cile tornò alla democrazia, Góngora divenne una figura influente nella televisione pubblica. La sua compagna da 25 anni, Paulina Urrutia, è una famosa attrice teatrale e cinematografica. Nel 2014, all’età di 62 anni, a Góngora è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer. The Eternal Memory documenta gli ultimi anni della coppia insieme, quando Urrutia diventa la sua assistente a tempo pieno.

Proprio la vulnerabilità diventa un elemento di forza, di resistenza, che si ricollega peraltro al passato doloroso di un paese, quello in cui le persone venivano fatte sparire dalla dittatura di Pinochet…

The Eternal Memory è già con il suo titolo disposto a costruire una base per tentare di eliminare il pericolo che tutto sia dimenticabile, che finisca in un inutile oblio.

Così anche la storia di questa coppia, di Augusto Gòngora, è un esempio importante per chi disperatamente volesse cedere alla tentazione di fuggire dalla vita… che purtroppo è fatta anche di profondissimo dolore. Ma, da questo dolore continuo e filmato, qualcosa scaturisce, una sorta di consegna alla forza delle immagini, del cinema.

E del resto la formula omaggio riguarda anche il cineasta più importante del paese, quel Ruiz costretto a fuggire, a diventare apolide, quasi a rinnegare il suo paese natale, per continuare a essere cineasta libero.

Il volto di Ruiz è come un faro di riferimento per la coppia e per tutti quelli che hanno amato e conosciuto il cinema straordinario del grande cineasta cileno.

Alberdi ci regala quindi un prodigioso documento di “archivio”, da conservare, completamente schivo da ogni spettacolarità e compiacimento, ma solo nella forma di testimonianza da custodire.

Unico neo quella gabbia di uccellini più volte filmata, che stona con il paradigma filosofico dell’opera… Siamo tutti liberi e dobbiamo crederlo anche per qualsiasi creatura.

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