Coup de chance, Colpo di fortuna… ma per Woody Allen esiste più la giustizia divina?

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Coup de chance

Woody Allen, giunto alla sua 50ma fatica di realizzazione di un lungometraggio, rimastica come in passato temi e personaggi suoi e non suoi del cinema soprattutto della Nouvelle Vague francese senza tanti misteri e misfatti

C’è davvero poco da aggiungere al ruolo di spettatore cinematografico e di quello caro e fan di Woody Allen. Sono ormai decenni che vediamo chiaramente tutte le ossessioni accavallarsi. Cambiano gli attori, più o meno giovani di solito, ma l’approccio di Allen è sempre più quello di rifare il verso a se stesso e al cinema che forse ha più amato…

Qui c’è un incrocio straordinario che trova il suo nodo nel corpo di Melvil Poupaud, attore peraltro di Raul Ruiz, ma anche passato nelle mani di Eric Rohmer quando girò Un ragazzo, tre ragazze. Ora, pur essendo molto lontano dalle geometrie rohmeriane il senso topografico di Coup de chanche si basa anche sui percorsi più anonimi dei boulevard parigini, tra un parco e l’altro. Rispetto al lontanissimo Midnight in Paris i vari spazi pur essendo parigini al 100% sono pressoché irriconoscibili.

Si tratta di strade secondarie , ma comunque molto frequentate della metropoli francesi, dove si trovano anche importanti uffici come quello della galleria d’arte per cui lavora la protagonista Fanny Fournier sposata… Moreau, peraltro altro riferimento alla star francese Jeanne Moreau (Lou de Laâge)…

C’è poi il fatto di girare con un cast di interpreti francesi e per un film di Allen costituisce una novità assoluta.

Tra le varie citazioni che si possono fare al cinema francese della Nouvelle Vague non può assolutamente mancare quella che secondo me è la principale… ma ci sarà qualcuno che l’ha ricordato?

Claude Chabrol girava nel 1969 Stéphane, moglie infedele (La femme infidèle), che fu anche rifatto tanti anni dopo da Adrian Lyne con Richard Gere, nel 2002.

Ma ecco la trama di Stéphane:
Charles e Stéphane (Hélène nella versione originale) sono una coppia altoborghese, sposata da undici anni, hanno un figlio e vivono in campagna fuori Parigi. Sotto l’apparenza di un’unione perfetta, Charles nutre dei sospetti verso Stéphane e teme d’essere tradito. Un giorno, casualmente, Charles scopre che la moglie ha mentito sui suoi appuntamenti in città: ossessionato dal dubbio, incarica un investigatore privato di spiarne i movimenti. Conclusa l’indagine, apprende che la moglie s’incontra tre volte la settimana con lo scrittore Victor Pégala.

Il rapporto col film di Chabrol è davvero più forte di quanto si creda, perché in fondo si punta sul potere di una certa borghesia, ma oggi magari si identifica meglio semplicemente con la parola “molto ricco e con qualche crimine alle spalle”… Personaggi che del resto erano già apparsi in Match Point e prima in Crimini e Misfatti per parlare del rapporto tra Caso e Fortuna.

Proprio Jean Fournier, interpretato con tutte le sottigliezze possibili da Melvil Poupaud, afferma che non crede al caso, ognuno si fa la sua fortuna. Nella sua situazione è davvero quello che succede, visto che la sua prospettiva tende a superare facilmente ogni scrupolo morale… Ma con l’epilogo Allen comunica allo spettatore la sua incrollabile fiducia in una Giustizia divina, un Deus Ex Machina che alla fine interviene per sistemare le cose…

Insomma alla fine Allen ci regala una ennesima riflessione, certo rimasticando molto materiale deja vu, ma introducendo elementi nuovi, come la consapevolezza per la volgarità della caccia, con un occhio anche al cibo considerato prelibato come la selvaggina o il foie gras, ma ormai simboli di un passato, come gli stessi trofei di caccia inchiodati alle pareti…

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