Hommage, di Su-won Shin. Il mondo perduto della pellicola…

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Hommage

Nel concorso lungometraggi del Festival Sguardi Altrove, Hommage di Su-wo Shin fa un percorso analogo a tante opere sulla perdita del cinema, delle sale, della pellicola… e del passato

Cosa può fare una donna regista, magari indipendente, al giorno d’oggi, se anche il figlio le dice che i suoi film sono noiosi?

Un figlio che però ama i blockbuster a stelle e strisce tra cui il citato The Avengers, e che critica il titolo realizzato dalla mamma, Ghost Man

Anche il confronto con la produzione si conclude con l’amarezza che non sia più possibile realizzare opere che il pubblico di oggi è pronto a rifiutare… Pigrizia? Ignoranza? Anche, ma soprattutto manipolazione e propaganda.

Così Hommage da una parte descrive la fatica inesorabile di chi vorrebbe svolgere un lavoro piacevole, ma dall’altra parte le necessità domestiche e di sopravvivenza sono ancora più urgenti e insuperabili, laddove perfino le pulizie e le manutenzioni casalinghe ordinarie sono una difficoltà litigiosa per il nucleo famigliare ristretto… padre/marito, madre/moglie, figlio unico…

Su-won Shin riesce da una parte a descrivere l’isolamento degli umani in un contesto urbano desolato, dove i vari appartamenti sembrano delle celle e i vicini possono sparire per tanto tempo senza che nessuno se ne preoccupi, salvo poi sospettare che siano quei corpi bruciati dentro il veicolo cinturato con un semplice nastro dalle forze dell’ordine e quasi ancora più abbandonato al suo destino…

In questa deriva “urbana” ci si chiede quanto si possa avere ancora voglia di seguire ostinatamente il sogno di recuperare quei brandelli di pellicole scomparsi forse per censura, forse per semplice casualità, di un vecchio film che si intitolava Una donna giudice, opera del 1962 diretta da
Hong Eun-won che nel film avrebbe realizzato ben tre opere negli anni sessanta, ma le cui copie andarono perdute… Realtà e fantasia non siamo in grado di verificarla più di tanto, anche se la questione che ci interessa è la perdita di memoria…

Come pezzi di storia vengono fatti a brandelli quando sono contenuti esclusivamente in metri di pellicola che sono andati a finire addirittura nei cappelli…

Anche la sala cinematografica deserta diventa solo luogo di incontro per pochi sporcaccioni che con qualche spicciolo riescono a vedersi un film porno(?). O luogo di incontri? Come in Bu San di Tsai Ming Liang…

Il mondo di oggi è solo il risultato del degrado di tante storie del passato, che riescono a apparire di nuovo magicamente davanti agli occhi dello spettatore, grazie alla testimonianza degli anziani, alcuni dei quali sembrano dei bambini gioiosi nel ricordare quegli eventi che non possono mai reggere il confronto con la mediocrità e tristezza del presente.

Per questo il titolo “Hommage” non si deve intendere solo alle storie del cinema scomparso, ma anche alla vita di una società che era molto più illuminata dalla bellezza, dalla solidarietà e dall’entusiasmo di fare le cose, nonostante la bieca censura, nonostante tutto…

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