Bosco Grande di Giuseppe Schillaci: Sergione è la Palermo residua, figlia della Storia dimenticata

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Bosco Grande

Bosco Grande omaggia Sergione, il corpoanima di una storia sconosciuta e negata, di una Palermo residua, ancora vivente o forse mai vissuta, ma già morta molti anni fa

Quando Ciprì e Maresco alla fine degli anni ottanta misero in scena Cinico TV, già un film lungometraggio, un’idea di cinema come aveva ben intuito Enrico Ghezzi, descrivevano i resti di un’umanità in via di estinzione.

Ciprì e Maresco alzarono molto i toni con quella incredibile miscela di reale e surreale che caratterizzava personaggi e paesaggi di una città in decomposizione.

Dopo tanti anni arriva Bosco Grande, come un pugno nello stomaco. Perché capiamo che quella umanità in fondo non è mai scomparsa, è ancora residua, resiste ancora di fronte al falso benessere… Come cadere dalla padella nella brace…

Si tratta di una umanità investita da tutto il male possibile della globalizzazione, disorientata e senza più una tradizione culturale forte e che recita la recita della sopravvivenza quotidiana, diventata sempre più difficile negli ultimi anni perché quelle agognate opportunità (anche se la parola è brutta) non ci sono mai state. E l’adattamento a tutti i processi della tecnologia e della presunta buona sanità sono visibili con le mascherine della pandemenza covid e l’onnipresente cellulare…

In maniera molto dolorosa il film di Giuseppe Schillaci, con i suoi attori naturali non professionisti, ci dimostra tutta la straordinaria autenticità di ogni persona, che in fondo ha vissuto un percorso di adattamento della Storia generale.

E ogni persona è alla fine più o meno vittima di una Storia più grande. Come quella che racconta Sergione, quando per la prima volta fu portato dal padre al macello per scannare dei capretti ed uno di questi si nascose per non essere ucciso. Sergione disse al padre di salvarlo, ma invece fu ucciso per primo…

Tutte le persone vicine a Sergione vivono nel dolore e la sofferenza, bevono e fumano e mangiano di tutto… Sono come i personaggi di Cinico Tv, ma qui capiamo che sono molto reali, mentre negli sketch di Ciprì e Maresco c’era anche molta finzione…

Quella popolazione vive in pieno centro di Palermo, la via Giuseppina Turrisi Colonna, vicino la via Marconi, una delle vie popolari residue, mentre a pochi metri ci sono le strade abitate dalla Palermo Bene… che non vediamo mai in questo film.

Ma non c’è da sorprendersi, le innumerevoli Palermo hanno vissuto sempre l’una a fianco dell’altra, e anche i laureati, come i dottori che vediamo nell’ospedale di Cefalù, sanno perfettamente interagire con Sergione anche se provengono da un altro strato sociale.

A Palermo in fondo queste incredibili diversità si liquefano in un istante di fronte al falò della festa di San Giuseppe.

Sergione è per noi un fratello forse più sfortunato, però in fondo ha fatto la sua vita, non ha avuto tanti rimorsi e rimpianti. Ha vissuto come il precetto punk “vivi e muori giovane”.

Il film poi descrive una parte davvero sconosciuta, l’ambiente punk, davvero risibile nel contesto siciliano, visto che in quegli anni irrompeva la disco music che era naturalmente la preferita dalla Palermo della “buona borghesia”.

Nel panorama italiano cinematografico Bosco Grande dimostra ancora una volta quanto il cinema italiano sia peggiorato e sprofondato a causa delle moine dei soliti interpreti… Dovremmo imparare molto da un produttore francese che mette i soldi in questo film e che risulta un capolavoro al 100%, per la sua totale autenticità, rispetto alle ipocrisie del cinema di regime…

Sergio Spatola è davvero un gigante, e non dobbiamo usare neanche la parola “attore”: Sergione è lui e basta, non serve neanche una sceneggiatura.

In questo senso il film vola così alto nella sua intensità drammaturgica, che non ha bisogno di snodi narrativi. Tutto si svolge come in un presente ed ogni immagine è così forte da rimanere impressa nello spettatore, laddove non ci sono virtuosismi o scelte stilistiche particolari e neanche il montaggio ricorre a quei trucchi di salti, ecc, che hanno ormai stancato il pubblico.

Proprio una parte di pubblico resterà spiazzata da una forma cinema che oggi è rara. Per cui davvero godetevi questa incredibile opera di bellezza, perché racconta la verità… qualcosa che non siamo più abituati a sentire e vedere…

P. S.
non ho resistito a cercare l’indirizzo su Google Maps e Sergione è rimasto “intrappolato” in una immagine del 2022… del civico 60 F di via Giuseppina Turrisi Colonna.

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