Discesa libera di Sandro Torella: la memoria perduta dell’Alzheimer per ricordare il valore dell’umanità

Discesa libera
Scendere, discendere liberamente con Sandro Torella in “Discesa libera”, film programmatico per ricostruire un percorso di autenticità perduto tra i “malati” di Alzheimer
Sandro Torella continua a fare un esercizio di semplice logica dalle piattaforme social. Unico scampolo di libertà rispetto al mainstream, il mondo dello spettacolo, laddove si è dentro o fuori a seconda di quello che si dice. Fino a bruciarsi quando quel mondo falso ed ipocrita delle professioni dello spettacolo non lascia spazio a un briciolo di autenticità… Basta un testo più esplicito, non si tratta della famigerata correttezza politica, che d’altra parte era solo un pretesto per (auto)censure sempre più profonde e laceranti.
Sandro Torella è stato/è un paladino della informazione contro la falsemia, la pandeminchia o pandeloro, così come è stata ribattezzata da tante voci libere come la sua. Spingendosi a smascherare una per una le bugie del mainstream, di politici, intrattenitori, virostar e quant’altro…
Come un ritorno, Discesa libera, funzionale a una “riappacificazione” con la narrazione unica? No, perché il finale in questo senso è eloquente…
L’Alzheimer è malattia dei nostri tempi, determinata secondo ipotesi ormai accreditate dalla presenza di metalli pesanti ovunque (non solo l’inquinamento da geoingegneria): da anni le multinazionali hanno spinto l’utilizzo di metalli perfino nella carta in alluminio che serve a conservare i cibi… per non parlare dei vaccini, anch’essi pieni di metalli pesanti… Per questo argomento ecco un link https://www.sott.net/article/362778-Dr-Chris-Exley-Aluminum-toxicity-expert
Non se ne parla nel film che invece sceglie una chiave più soft quella della commedia vagamente surreale, con il personaggio di Vittorio, già conosciuto nel cortometraggio da cui prende spunto il film, per esplorare l’universo “creativo” dei cosiddetti malati, e però alla fine vittime di una società che ha creato quel male come il morbo di Parkinson… Un attacco frontale ai tessuti nervosi, al cervello, tanto da rendere questi corpi simili agli zombi immaginati da George Romero (anche qui chissà che non sia stata una forma di cinema predittivo).
Eppure questi zombi sono persone che mantengono una tenerezza umana che ha bisogno di essere scoperta, almeno esplorata.
Per cui Sandro Torella/Manuel Falco tenta di sovvertire la regola sanitaria che li vuole semplicemente rinchiusi e con pesanti strumenti di “contenimento” per evitare che siano liberi di muoversi.
Operazione che ricorda vagamente l’approccio documentaristico creativo di Frederick Wiseman in Titicut Follies, laddove è organizzato uno spettacolo con i “degenti” che diventano lungimiranti attori con una forza espressiva inedita.
E sono proprio questi corpi, neanche le loro parole un po’ rare, ma i semplici gesti, le espressioni a ribaltare il senso delle narrazioni preordinate verso un pietismo che non serve…
ll film merita il giusto grado di attenzione, non va svenduto come testimonianza della malattia per cercare ed avvisare nuovi clienti; altrimenti diventa una propaganda sanitaria come tante altre, riflessioni vagamente soporifere su tematiche “attuali”… per carità…!!!
Vediamolo come atto di ribellione, come una testimonianza importante che non ci si piegherà comunque ai tristi protocolli sanitari. Ogni malattia e soprattutto questa va vista con l’umiltà necessaria, perché al di là delle apparenze c’è sempre la bellezza di una persona meravigliosa.
E Vittorio (Massimo Mirani) con la sua statuaria dimensione di corpo autentico di purezza, diventa il personaggio di riferimento, sebbene dall’altra parte una figlia si arrende e voglia ridurre quel corpo a uno scarto della società, un rifiuto che deve essere smaltito correttamente…
In questa operazione di ribellione il film ha la sua principale componente di bellezza, con le relazioni tra Manuel Falco e gli “altri” che volta per volta ci indicano quanto sia necessaria la resistenza di persone che vogliono semplicemente esser liberi di pensare ed agire secondo coscienza e non secondo asfissianti regole e regoline che di fatto annullano la persona umana, riducendola appunto a quello che i Pynk Floyd dicevano nella famosa canzone “un altro mattone nel muro”. NO! Ogni vita ha una sua unicità e il tentativo di uniformare le persone per renderle dei numeri o degli scarti quando sono etichettati come “malati” non va bene… Lottiamo insieme per questa rivoluzione insieme a Sandro Torella.