Decision to leave – Heojil kyoishim di Park Chan-wook: il noir del ventiduesimo secolo

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Decision to leave

Più che nella descrizione parossistica dei vari personaggi, tutti sprofondati nelle loro bizzarrie, paranoie, disturbi fisici vari, è la stessa naarrazione a confermare che il cinema di Park Chan-wook procede su una accumulazione narrativa pretestuosa…

Decision to leave - Heojil kyoishim di Park Chan-wook: il noir del ventiduesimo secolo...

Più che nella descrizione parossistica dei vari personaggi, tutti sprofondati nelle loro bizzarrie, paranoie, disturbi fisici vari, è la stessa naarrazione a confermare che il cinema di Park Chan-wook procede su una accumulazione narrativa pretestuosa... che in definitiva mira più che altro all'ostentazione dei vari personaggi e delle loro peculiari caratteristiche.

Per cui la durata di 139 minuti è davvero inconcepibile senza liberarsi di una lettura del testo canonica.
L avicenda, infatti, si chiude abbastanza presto, quando tra i vari indizi, quelli celati nei cellulari sono i più probanti ed allora un difetto di sincronismo può svelare davvero i fatti accaduti.

Ma che la giovane cinese Song Seo-rae sia colpevole o meno ha poca importanza e che ci sia anche un'attrazione con Hae-Jun, il protagonista maschile detective, forse ha poca importanza, poiché il film procede per vari lampi con sequenze che rappresentano un mondo confuso, laddove la metropoli (dis)umana, le sue attività si perdono tra file e immaggini nei cellulari o di telecamere piazzate in strada. E perfino il gioco linguistico tra cinese e coreano, col traduttore nello smartphone che tende a chiarire la difficoltà di qualsiasi più duraturo avvicinamento tra anime.

 Il cinema di  Park Chan-wook appare come un febbricitante passaggio nel frullatore onirico dei sogni nostri ed altrui, nelle narrazioni possibili, immaginabili, o vvero le ipotesi che visivamente sono accompagnate dalla presenza dei corpi stessi anche se di fatto sappiamo che erano assenti. Come se ognuno di noi provasse a seguire centimetro per centimetro un passaggio segreto di senso.

La caduta del marito "ucciso" si rivela, infatti, una programmata gita per uccidere con precisione. Così vediamo il prima e il dopo trasformarsi alla luce delle variabili che la durata del film porta in superficie e rednde sempre più visibili. Come i segni (i graffi) anche sul corpo di Song Seo-rae che inducono i primi sospetti e poi trovano conferma inaspettata.

Il lavoro del detective è un lavoro sul sè, insonne, per forza, dove la ricostruzione è continua ed avviene attraverso l'ordinamento dei vari pezzi del puzzle della propria vita e non dei casi irrisolti, che diventano i propri casi irrisolti dell'esistenza.

Park Chan-wook riesce ancora nel suo cinema, come del resto in tutta quanta la sua filmografia a cavalcare archetipi potenti, quello della vita e della morte in primis e dove i passaggi erotici rappresentano soltanto alcune motivazioni istintive...

E del resto prorpio su vita e morte si chiude il film con quella fuga verso le acque del mare, per farsi sommergere dalle onde, la sopravvivenza affidata alle naturali maree, mentre l'uomo continua a insozzare il mondo anche con le centrali nucleari citate nel film

La "decisione di abbandonare, lasciare... " è molto aperta a tutto...

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