Piazza delle cinque lune di Renzo Martinelli, testo avanzato per le scuole del futuro

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Piazza delle cinque lune

In occasione del 45mo anniversario della morte di Aldo Moro, ri-vediamo uno dei film più importanti sul tragico evento che ribalta le versioni mainstream ufficiali

La prima curiosità che assilla è quella del proprio sguardo… quasi sempre genuflesso agli immaginari orditi dai poteri più o meno oscuri. Nel sottile gioco del vedere e non vedere e quindi della censura, della rimozione almeno dei fatti si scontra il fondamentale film di Renzo Martinelli.

Esce nel 2003 quando a rigor di logica, dopo esattamente 25 anni il sequestro di Aldo Moro, qualcosa poteva esser stato elaborato, ma di fatto a parte un altro film come quello di Ferrara, Il caso Moro, del 1986, costruito sulla raccolta dei documenti ufficiali, ma dubitandone anche nella messa in scena e che inserisce altre ipotesi controverse come la scomparsa delle borse di Moro, non ci sono altri tentativi di tornare sul luogo del delitto per cercare di guardare ad una versione diversa, considerate le numerosissime contraddizioni riguardanti la ricostruzione giudiziaria dell’evento.

I primi tentativi che recuperano quello che è senz’altro il caso, la vicenda più importante della storia italiana della seconda metà del Novecento, arrivano proprio sul finire di secolo o negli anni duemila. E il film Piazza delle cinque lune è senz’altro il primo tentativo cinematografico di aprire uno squarcio profondissimo nella coltre di bugie. Lasciamo da parte il coevo Buongiorno, notte di Marco Bellocchio che punta l’attenzione sul presunto unico autore del delitto, ovvero il movimento dei brigatisti, fatto anch’esso da uomini e donne che potevano avere dei dubbi… Ma la questione, anche se interessante da un punto di vista cinematografico, finisce con il lasciar credere che il caso Moro sia stato il “semplice” delitto di gruppi estremisti… E si è dimostrato proprio nel caso Moro come fossero soltanto una facciata, una sorta di prestanome per nascondere un delitto di “Stato”.

Per comprendere meglio tutte le varie associazioni esistenti tra cinema, realtà, in questa ricostruzione re-visione occorre non solo “rivedersi” il film di Martinelli, ma collegarlo alle testimonianze del regista nella più recente intervista rilasciata a Visione TV a cura di Francesco Toscano e pure gli altri materiali video che allego, per comprendere come il caso Moro si sia avviato con il passare degli anni ad una necessaria ricerca delle verità, laddove soprattutto le semplici evidenze dell’assalto a Moro e la sua scorta il 16 marzo 1978, mostravano una serie di vuoti nella ricostruzione ufficiale.

Da qui parte il film di Martinelli e da una idea rubata a Licio Gelli – sembra una storia ancora più incredibile… – poiché fu il capo della P2 a suggerire allo stesso Martinelli l’ipotesi che un agguato del genere, di tale importanza, doveva per forza essere stato registrato… E da qui è venuta l’idea di un super 8 che è girato dall’alto e che diventa la chiave di volta del film per ricostruire la scena di via Fani.

Piazza delle cinque lune tesse le fila dei vari immaginari, sono impressionanti le riprese che seguono Donald Sutherland con inquadrature sbilenche che a tratti sembrano ricostruzioni horror gotiche o anche leggermente espressioniste nel gioco di luci ed ombre. 

Dimore grottesche e poco sicure, ma anche il pezzo di carne surgelato che serve da nascondiglio o il piccolo aereo che insegue i protagonisti come Cary Grant in Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock e i riferimenti a molti thriller ragionati con misteri dietro l’angolo, colpi di scena, tensione anche semplicemente nella sequenza che riprende il Palio di Siena e poi la salita sulla torre. 

Martinelli è riuscito a saldare bene ogni dettaglio perfino servendosi di un aiuto soprannaturale come la “coincidenza” di un uomo del commando che ha deciso di confessare i fatti realmente accaduti perché  malato di tumore… Nella realtà è successa la medesima cosa, come a dire che spesso la realtà super la fantasia…

Altri riferimenti al fatto che il regista ha subito minacce, avvertimenti e li ritroviamo nella storia del giudice di provincia che adesso appena entrato in pensione ad occuparsi di un caso che vale una carriera, ma è più probabile la vita.

Martinelli è riuscito a coniugare lo spettacolo cinematografico con la più lucida ricostruzione di uno degli eventi più importanti e drammatici della storia dell’Italia e non solo, visto che alla fine ormai si è capito che la pedina Moro doveva essere abbattuta per soddisfare quegli interessi internazionali che volevano far rimanere l’Italia una colonia controllata dalla Nato e naturalmente dai servizi segreti Gladio Stay Behind.

La possibilità di avere un partito comunista e democristiano insieme, eletti regolarmente non era possibile sia per gli interessi di Washington sia per quelli di Mosca e dunque Moro era un uomo morto dal momento che aprì una possibilità politica di quel tipo. 

E non sarà neanche una questione che si risolverà dieci anni dopo con la caduta del muro di Berlino, come possiamo vedere la partita è continuata fino ai nostri giorni con la guerra in Ucraina, partita che vede gli stessi attori controllarsi a vicenda con in più un’altra potenza mondiale come la Cina che ormai gioca a tutti i livelli con i suoi interessi dispiegati in tutto il pianeta… 

Forse proprio gli sviluppi geopolitici degli ultimi decenni ci confermano che bisogna guardare al di sopra delle bandiere… tale svolta è stata presa da tanti analisti, pensiamo a Giulietto Chiesa che da molti anni aveva abbandonato certe narrative comode al mainstream. Insomma il vecchio libro USA-URSS di Alberto Ronchey non può esser sostituito ed aggiornato con gli stessi protagonisti di allora.

Bisogna guardare alle varie elite sioniste, ai Rothschild, ai Rockfeller ecc. per svelare anche i più piccoli misteri della storia, spesso costruiti ad arte perché se ne parli a lungo, perché si avvii la ricerca della verità. Ma oggi sarebbe meglio costruire consapevoli ed insieme delle nuove realtà, lontane dal ricatto.

E del resto il giudice di Martinelli risponde infine a una strana, solita telefonata, “Eccellenza”, già… Abbiamo capito tutto, il circo della politica, dei poteri istituzionali è scomparso da tempo, che sia questa la nuova consapevolezza, perché altrimenti restiamo sempre a cercare la verità di un evento che è nato per essere confuso, offuscato dalle mille fonti di depistaggio… 

Perfino in un’ultima pubblicazione sul caso Moro, quella di Calabrò e Fioroni, Il caso non è chiuso (2018), il sottotitolo allude alla più grande operazione durante la guerra fredda prima della caduta del muro di Berlino…  Parla di commissioni di inchiesta “parlamentari”, di documenti “desecretati”, ma sa comunque di beffa che tali eventi possano essere manovrati così facilmente prima di passare in un libro di storia anestetizzati ben benino per le future generazioni addormentate…

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