La prigionia dei vecchi e degli inutili, di Roberta Zanzarelli e Barbara Pavarotti
L’unico documentario che accusa direttamente le RSA, senza alcuna ipocrisia, responsabili di uccidere i nostri vecchi
Innanzi tutto ecco la scheda del documentario così come la trovate nel canale youtube
Ecco il primo e unico docufilm finora realizzato in Italia sugli abusi verso gli anziani sottoposti ad amministrazione di sostegno. Figura giuridica istituita per legge nel 2004. Una legge sbagliata perché accomuna “anziani con qualche ombra” a tossicodipendenti e psicotici gravi. Gli amministratori di sostegno sono pubblici ufficiali nominati dai giudici tutelari e, dopo la nomina, hanno ogni potere decisionale sulla vita dell’amministrato. Contano più di qualsiasi parente, amico, familiare, figlio. Una legge che affida a un’unica persona – l’amministratore di sostegno – il destino di un’altra è una legge liberticida. Gli ads dovrebbero essere controllati dai giudici tutelari, ma costoro raramente intervengono e si fidano solo delle scelte dell’ads. Risultato: uno spaventoso cappio giudiziario che toglie agli anziani ogni libertà. Una legge sbagliata nelle fondamenta perché l’intrusione giudiziaria nella vita degli anziani è quanto di peggio ci sia. Affidare centinaia di migliaia di anziani a una giustizia da sempre ingolfata (e che quindi non li segue) è crudele, sbagliato. E porta a conseguenze disastrose. A partire dalla reclusione imposta per legge nei parcheggi della morte, le strutture pubbliche o privare. Un business colossale sulla pelle dei più fragili. Con anziani condannati a non rivedere mai più casa loro, “per il loro bene”.
Siamo dalle parti dei soliti abusi ripetuti contro la persona e di fatto autorizzati con tanto di legge. Perché è proprio questo che si dice nel documentario, la descrizione del muro di gomma contro il quale si scontra chi anche con fiducia aveva affidato i parenti anziani alle “cure” di fantomatiche residenze, laddove è commesso ogni tipo di abuso in nome dell’assistenza…
Ma le cure servono solo a indebolire l’anziano, a renderlo sempre meno reattivo, in modo che non possa più uscire da solo.
Nel documentario è citato un film recentissimo “I care a lot” particolarmente interessante sull’argomento e già recensito. Ma, a parte il tema attuale, quello che non si dice è che la popolazione è attaccata da tutte le parti: i bambini devono essere fragili con decine di vaccinazioni, gli adolescenti sono manipolati e malleabili attraverso gli strumenti di propaganda utilizzati fin dai primi anni di scuola, gli adulti sono l’unica parte di popolazione che resiste, consapevole di questo attacco, ma solo in parte, ed infine gli anziani che devono esser fatti fuori in tutti i modi possibili ed immaginabili.
Se non si accetta questa prospettiva, che non vuol dire esser vittima di pessimismo, tutt’altro, piuttosto che esiste una parte di popolazione che difende a spada tratta l’umanità e quindi è pronta a svelare i vari trabocchetti del sistema… Purtroppo spesso questa parte consapevole della popolazione non viene ascoltata.
Nel caso degli anziani, quando le persone, ignare di questa situazione terribile contro la popolazione, affidano i loro cari alle varie assistenze residenziali e poi si rendono conto di averli ceduti per sempre, è ormai troppo tardi. Ci sono, infatti, casi di anziani morti nel tentativo di fuggire dalle residenze prigioni, di scontri fisici tra parenti e figure del sistema abituate anche allo scontro. Come del resto viene mostrato nel film citato I care a Lot. Questo perché questa situazione è stata ben programmata e messa in piedi a livello giuridico ed amministrativo ed a volte basta firmare una carta per ritrovarsi sempre dalla parte del torto e delle vittime.
Il programma di riduzione della popolazione è una cosa seria, questo documentario non ne parla, ma quello che descrive è il terribile effetto visibile di quanto è stato programmato per raggiungere alcuni obiettivi , come quello di eliminare “vecchi” e “inutili”.
Interessante la filmografia citata tra Soylent Green ed Essi vivono, sulla quale non basterebbe un solo articolo, ma è proprio uno degli obiettivi del mio lavoro ripercorrere cinematograficamente parlando il discorso della relazione stretta tra immagini in movimento e storia dell’uomo.
Il documentario di Roberta Zanzarelli e Barbara Pavarotti deve servire ad avviare questo percorso di consapevolezza e difesa, non siamo di fronte all’ennesima inchiesta che si dimentica il giorno dopo. È una questione di vita o di morte della specie umana, almeno così come l’abbiamo conosciuta dalla nostra nascita.