Inferno Interno. Psychocrono dal lockdown, di Antonio Dalla Libera, immaginario eredità di un’umanità attonita

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Inferno Interno. Psychocrono dal Lockdown

Il film di Antonio Dalla Libera è una fedele registrazione di un immaginario autentico del degrado umano, dove libertà ed istinti lasciano intravedere una prossima evoluzione?

Finalmente un film che descrive attraverso immagini cinematografiche “dense” quella situazione reale, umana, racchiusa nella parola lockdown… effetto della pantomima pandemenza come è meglio chiamarla. Uno dei tanti tragici destini dell’umanità che Dalla Libera richiama attraverso tutte le citazioni storiche possibili.

Che fine ha fatto per esempio la libertà della Rivoluzione Francese? Tanto per dire… con le esecuzioni dei reali con l’ennesima barbaria della ghigliottina. O la seconda guerra mondiale, vediamo un aereo che sgancia centinaia di bombe, la distruzione provocata da tutte le guerre.

Ma perfino il pensiero filosofico è giustamente preso in giro. Che fine hanno fatto le idee di democrazia, di civiltà, presenti fin dai greci e romani? Forse è cambiato qualcosa da allora?

Il presente, per Dalla Libera, è qualcosa di ancor più surreale attraverso le lenti perfette del lockdown che acuisce i sensi, bastano infatti le canzonette del dirimpettaio, e bastano gli sguardi incrociati, le mossette distorte di chi dovrebbe difendersi dal “virus” e procede sbilenco…

Un mondo urbano che appare nella sua infinita tristezza già nell’incipit in cui vediamo solo l’asfalto e gli scarichi delle decine di auto che tapezzano tutte le superfici possibili. 

E poi naturalmente gli interni inferni delle solitudini, come se da un momento all’altro ogni persona dovesse fare i conti solo con se stesso o anche di fronte all’altro perché costretto all’assurda convivenza, anche se questo non lo vediamo nel film.

Sopravvivono forse gli istinti primordiali, quelli che ti dicono che è sempre la solita farsa. Là fuori è tutto finto, esattamente come nel programma televisivo dove l’ennesimo politico di turno, in questo caso è l’inutile Conte, proclama i morti come realtà, la stessa di quei camion militari di Bergamo che servivano ad amplificare lo stesso proclama.

Nel frattempo è tempo anche delle piazze, di urlare la “protesta”: “Libertà, libertà” urlano i manifestanti, ma alcuni in mascherina appaiono più manipolati e schiavi dei loro aguzzini…

Non c’è forse più tempo per illudersi che qualcosa possa cambiare, ma chissà. 

Ottimo il lavoro di montaggio e di alcune dissolvenze incrociate e delle musiche tra cui campeggiano come idoli di una rivolta che è morta i CCCP… Troppo tardi anche in questo caso.

Ma la buona musica campeggia anche sulla maglietta di uno dei protagonisti, la presunta voce narrante, si tratta dei Sonic Youth… idoli di un’era industriale che ha saputo ben tratteggiare musicalmente lo stridore interminabile delle lamiere urbane.

Buona visione con il link al film da vedere direttamente su Youtube.

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