Don’t Look at the Demon, ancora bambini nell’immaginario horror
L’immaginario horror che utilizza i bambini e i feti abortiti per sacrifici ed altro è un genere che provocatoriamente sguarcia il velo dell’inganno demoniaco…
Le stagioni cinematografiche mutano? Domanda… Visto che ci si ritrova con qualche buon proposito per le sale veicolato dal solito tam tam pubblicitario… Si parla, ovviamente, del già recensito Oppenheimer e di Barbie.
Come ha detto qualcuno su un post di Facebook… la cinematografia a grosso budget è ormai definitivamente ancorata al carrozzone della propaganda di massa.
Per cui un piccolo film come Don’t Look At The Demon è invece destinato ad un lancio pressoché anonimo in sala, in attesa di passare sul mercato delle piattaforme.
Breve riflessione per dire che la “corsa” alle sale è spinta soltanto da alcuni titoli e bisognerebbe fare i conti con i titoli “minori” per capire se il sistema sale possa sopravvivere a lungo su questo binario… morto.
Il film di Brando Lee non brilla certo per originalità, essendo pieno di tutti i luoghi comuni dell’horror e puntando soprattutto ai perfetti effetti speciali che rendono il tutto intenso. Con il merito degli interpreti abbastanza controversi e monodimensionali, come vuole il buon horror, con eccezione della protagonista interpretata da Fiona Dourif, brava a trasmettere un disagio esistenziale derivato non solo dal passato, ma dallo stesso dono di sentire e parlare con gli spiriti… Fare il medium può diventare un lavoro, ma attenzione agli effetti collaterali!
Dimostrazione che nel genere horror sono i piccoli/grandi segnali a trasmettere più tensione e suspense, mentre l’apparizione del mostro risulta abbastanza scontata.
La possessione diabolica è spinta all’estremo nei corpi tanto che non si capisce come possano tornare a sembianze normali con organi interni e fisionomie ancora integre dopo essere stati sbattuti al muro o trascinati sui pavimenti…
Tanto che questi movimenti assumono nel film una dimensione più “spettacolare” che orrorifica. Ma siamo in un horror o in una messa in scena che vorrebbe anche stupire con qualche idea nuova che in questo caso viene trovata in qualche sequenza come quella che vede sbattuti contro i muri della solita casa posseduuta teste e corpi dei protagonisti.
I personaggi sono abbastanza fuori dalle traiettorie normali, poiché il paranormale è diventato un motivo di lavoro, anzi, meglio, uno show tv… Questo dunque il rischio delle immagini, vale a dire di (ri)proporsi con moltiplicazioni del set, come uno spazio scenico di un format qualunque…
Poi c’è il richiamo alla dottrina buddista, con tanto di maestro poi omaggiato nei titoli di coda, amuleti e riti magici di protezione dagli spiriti cattivi.
Ma la parte più interessante, quella di cui si dovrebbe chiaramente parlare, è che Don’t Look At The Demon parla di feti, di aborti voluti, di corpi infantili massacrati… da Rosemary’s Baby in poi… E tutto questo corrisponde alla realtà, non è certo una favola inventata, come abbiamo visto nel documentario These Little Ones. E oltretutto, nella locandina troviamo una didascalia un po’ imbarazzante… : “Ispirato a veri rituali proibiti“… Proibiti o no, comunque costituiscono una realtà gravissima!
Dalle cronache, quando si scopre il velo della censura, sappiamo che nel mondo la pratica dell’aborto è condizionata dalla richiesta di feti, e una gran parte di questi poveri esseri finisce nelle mani di maniaci dei vari rituali satanici. Vediamo anche, a un certo punto, che il maestro posseduto dal “demonio” divora la testa di un feto.
Purtroppo queste son cose vere, occorre ripeterlo, ma esiste una élite satanista pedofila che continua a perpetuare questi riti, proprio quelli di cui parlò Kubrick nel suo ultimo film. Questa gente è legata al culto di Satan (Saturno) e vuole sottomettere la popolazione sana, legarla irrimediabilmente a un mondo di scarsità, precarietà, distruzione e dolore.
Prendiamo allora per buono il messaggio chiaro del titolo “Non guardare il demonio”, vale a dire non essere tentato dai falsi doni del diavolo, dalle promesse di successo, fama, perché queste ricompense nascondono le trame del Diabolico…