L’anno dell’uovo, di Claudio Casale: rinascita e benessere della nuova umanità

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L'anno dell'uovo

Claudio Casale, attraverso l’esperienza in una comunità yoga, ci parla di rinascita e valori umani oggi dimenticati

Il tema della spiritualità è diventato quasi un oggetto di business. Fervono le comunità, i corsi di ogni tipo, dal tradizionale yoga ai vari facilitatori vibrazionali ecc. ecc.

Al di là dei lucrosi affari, all’inizio del film se ne fa proprio riferimento, visto che la donazione in denaro fa parte del “pacchetto” dell’esperienza in gruppo, il film punta verso un obiettivo ambizioso.

Una volta c’era la “comune”, erano gli anni sessanta e si parlava tanto di libertà di ogni tipo, da quella sessuale all’uso indiscriminato di droghe e quant’altro.

Si trattava di esperienze che spesso naufragavano nel corso delle nuove avventure di fronte a una anarchia incondizionata che non portava a nulla.

Le nuove comunità spirituali, come quella descritta da Casale, soffrono per la pesantezza di regole, come quella di non parlare durante i banchetti, o di partecipare a rituali che lasciano il tempo che trovano e si basano più che altro su mantra e suggestioni collettive dirette sapientemente dal guru di turno…

Eppure, anche in questo clima new new age, nel quale si insinua spesso il dubbio, qui trasmesso dal personaggio di Adriano ben interpretato da Andrea Palma, il percorso di rinascita rappresentato dall’uovo, simbolo di fecondità utilizzato in tutte le culture e religioni, si inquadra in un discorso più ampio che ci sta tutto, laddove si parla di rinunce alle varie lusinghe delle società capitalistiche avanzate sommerse da ogni tipo di aggeggio inutile: la rinuncia a internet appare ancora più basilare, quando si è compreso che la “rete” costituisce davvero una trappola in più delle anime.

Già all’inizio, questo è chiaro, quando di fronte alla foto di una ecografia, si parla di anime e non di embrioni ecc.

La scienza peraltro non è rigettata in assoluto, ma ridotta al necessario utilizzo, tanto è vero che la coppia Gemma/Adriano continua gli esami di controllo in gravidanza.

La comunità dell’uovo è interessata alla rinascita della nuova specie, finalmente nel grembo reale della madre, con un’anima in arrivo che ha già fatto probabilmente un lungo percorso prima di venire alla luce del mondo.

Questo ascolto importante non riduce la gravidanza a una tormentata successione di esami, di dolorosi prelievi, di misurazioni, ecc., ecc.

Casale ha sapientemente immerso lo spettatore in una dimensione laddove solo la natura e poco altro sono l’ambiente principale di vita; per questo le nascite sono collegate a un ritorno all’essenziale, ai compiti importanti della vita e non alla schiavitù di una società tritatutto, basata su lavori che rendono solo più poveri tutti.

L’anno dell’uovo fa parte di quelle poche sezioni del festival veneziano che andrebbero più esplorate, con opere che sono dirette da giovani filmmaker. La Biennale College è una iniziativa importante che va sostenuta anche a livello mediatico, laddove il mainstream sembra come al solito infischiarsene, dedicando inutili vetrine a personaggi che niente hanno a che vedere con il vero cinema.

Claudio Casale, invece, fa anche una dichiarazione di speranza e fiducia nel potere del cinema di esplorare il lato autentico delle cose del mondo, spesso sommerso da una serie infinita di orpelli e volgarità di ogni tipo.

Nei personaggi messi in scena sta la voglia di mettere al primo posto il cuore, il senso di appartenenza a una famiglia, alla solidarietà bellissima che viene rappresentata quando tutte le donne del gruppo cercano di sostenere Gemma in un momento inaspettato e doloroso.

Ma tutto fa parte della vita e i cicli possono riprendere, la forza della Natura, mostrata attraverso sequenze con immagini coloratissime che altro non sono che tessuti del corpo, parti interne più o meno segrete e che racchiudono il Mistero più grande della procreazione, l’incontro tra lo spermatozoo maschile e la cellula uovo femminile, il tempo della gravidanza, la coscienza dell’universo che fa il suo cammino impetuoso, con i suoni, i colori, le acque che chiudono e suggellano uno dei film più belli e intensi del cinema italiano di quest’anno e non solo, grazie anche ad un eccellente cast tecnico, che fanno sperare anche in uno spostamento verso le verità fondamentali da parte di un’arte che spesso si finge tale, mettendo in scena il peggio di tutto.

Casale ha scelto di vedere entrambe le facce, ma confidando nella forza dell’umanità e della Natura.

Il commento del regista Claudio Casale:
In una società che appare sempre più complessa e fuori controllo, tanti scelgono la chiarezza offerta da una microcomunità, che sia un forum online, una comune o un trend topic della durata di pochi giorni. E in un mondo che glorifica il materialismo, l’eco di una spiritualità a portata di mano attira sempre più persone.
Adriano e Gemma, seguendo il loro istinto e il desiderio di un modello di vita diverso che non posso che condividere, decidono di entrare nella comunità dell’Uovo. Ma nessun luogo può accogliere le sfumature imperfette che vivono in ognuno di noi, se prima non siamo noi stessi ad accettarle. Solo allora, forse, si può ricevere un nuovo dono, magico e inaspettato.

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