No Farmers, no food, will you eat the bugs? di Roman Balmakov, mostra la resistenza contro l’agenda 2030 che vuole eliminare gli agricoltori

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No Farmers, No Food

Climate change e conseguente riduzione delle emissioni di carbonio sono un ottimo inizio per attaccare la produzione agricola. Ma siamo sicuri che sia la strada giusta? Lo analizza bene Roman Balmakov nel suo documentario contro l’agenda 2030

Ne ho già parlato tante volte in altri documentari “dissidenti”. Spesso gli obiettivi delle varie agende nascondono una serie di azioni contro la stessa popolazione. In questo caso con la scusa di salvare il pianeta dalle emissioni di carbonio, le varie istituzioni governative procedono contro gli agricoltori, quelli che hanno magari piccoli allevamenti, per sequestrare letteralmente le loro terre, oppure decidere le quote di produzione massima, che spesso significano la chiusura della stessa azienda agricola…

Come mai questa agenda non tocca le grandi aziende? Per esempio chi è che rifornisce le varie catene di fast food che continuano a moltiplicarsi nel mondo con in cima alle vendite proprio il burger di carne?

La riflessione di Balmakov è pertinente, ma il documentario prende in considerazione solo alcuni aspetti per arrivare alla conclusione che i sistemi agricoli esistenti vadano bene, e questa è già una grande bugia, e lo stesso anche gli allevamenti.

I sistemi agricoli basati sul biologico non sono in grado di soddisfare il fabbisogno di prodotti richiesto, mentre sugli allevamenti nulla si dice, dal momento che se l’umanità consumasse la metà o un quarto di carne, la produzione di cereali ed altro usata per mangimi verrebbe meno, rendendosi disponibile proprio per la popolazione. Per non parlare dei vari allevamenti intensivi e degli stessi metodi di fertilizzazione dei terreni…

In questa sgangherata disamina c’è il rischio di dare ragione alle varie agende delle élite che si muovono per ottenere il controllo di tutto sottraendolo proprio ai piccoli agricoltori.

Dunque, ben venga la lotta contro i vari Bill Gates che acquistano terreni, ma bisogna avere anche le idee chiare.

Il primo problema è la fertilità del suolo che non può essere sfruttato all’infinito. Occorre un concetto come la permacultura, filosofia che stabilisce una attività dell’uomo che possa essere in armonia con l’ambiente…

Il problema più grande è proprio questo: individuare degli obiettivi che siano veramente un punto di benessere per tutti e smetterla di tirare la coperta, soprattutto quando è già molto corta, ognuno dal suo lato, quando questa coperta non è sufficiente a coprire tutti e non è neanche la coperta giusta.

Fuori metafora, occorre parlare chiaramente, servono politiche reali di disincentivazione al consumo di carne in generale, altro che passare agli insetti…

Grazie ancora una volta al gruppo Detoxed che ha permesso di vedere il documentario con i sottotitoli italiani.

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