The Killer di David Fincher, yoga e product placing + Smiths possono stare tutti insieme
The Killer di David Fincher è la somma infinita di eccezioni alla regola: l’imbarazzante matrimonio tra pratiche alte e basse per sognare una libertà proibita
The Killer di David Fincher è la somma infinita di eccezioni alla regola: l’imbarazzante matrimonio tra pratiche alte e basse per sognare una libertà proibita…
Per intenderci già la prima scena di un imminente omicidio che deve essere realizzato a regola d’arte… e invece fallisce…
Non si tratta soltanto del professionista killer di turno, ma di una prospettiva umana tangibile, attraverso alcuni richiami che potrebbero apparentemente esser tirati in ballo come contraddizioni tra loro: lo yoga, la musica di The Smiths, il controllo tecnologico dei valori del corpo, il product placing, da McDonald’s a Amazon, passando per gli acquisti al supermercato non a caso messi in bella vista, tra cui spicca uno dei prodotti più famosi contenente melatonina, per offrire un sonno ristoratore…
Insomma, è la sindrome di controllo assoluto, di preparazione tecnica, spirituale, materiale che si infrange contro il nulla, il livello di idiozia totale dei nostri tempi, laddove infine ci sono soltanto poteri forti che decidono e sotto questo livello burattini che si ammazzano tra loro, come dimostrerà tutta la trama, vergata attraverso quei ripetuti tormentoni, tipo “segui il piano”, “non ti fidare di nessuno”, “non entrare in empatia” ecc. ecc.
Tutti segnali che sotto quei poteri è un mondo buio, così come raffigurato dalle scelte cromatiche della direzione delle luci, che comprende anche le sequenze quasi totalmente oscure delle lotte per la sopravvivenza…
Michael Fassbender offre il volto più inespressivo e congelato possibile per definire questo personaggio dalle multi identità, una delle prerogative per sfuggire al sistema di controllo che oggi è quasi imbattibile, come riferisce uno dei tanti commenti over, ma non impenetrabile, visto che basta acquistare velocemente su Amazon un fotocopiatore di carte… quelle giusto per aprire un box in una delle palestre più tristemente “in” di una megalopoli qualunque degli Stati Uniti.
Anche il girovagare tra identità, passaporti che durano appena qualche minuto, cellulari usati una volta e schiacciati, fatti a pezzi, targhe che vengono sostituite come camicie, una vita per chi ha scelto di vivere nell’ombra… nell’invisibilità quasi totale…
Ma alla fine la logica di questo romanzo noir è quella di una vittima che ha scelto il livello prestazionale più alto (prendendo da tutto il repertorio possibile, yoga, arti marziali, alimentazione sana, anche se c’è l’eccezione, ecc., conoscenze tecnologiche da ingegnere informatico o hacker) per sfidare l’establishement del potere, che ha bisogno di un killer, ma decide di farlo fuori quando ha fallito con il bersaglio prescelto… i testimoni di un reato sono sempre scomodi e meglio farli sparire.
Il film cerca di sovvertire questa verità, ma è ovvio che non ci crede nessuno, la vita della maggior parte della popolazione, il 99%, è ingabbiata proprio nel desiderio di poter avere un controllo che non ha… e l’invisibilità è pressoché impossibile…
Così rimangono, come nel fumetto Matz di Luc Jacamon a cui è ispirato il film, solo le illusioni di farla franca, di liberarsi, vendicarsi degli aguzzini, e di godersi la vita vera… al sole della Repubblica Dominicana… Perché alla fine anche questo personaggio vuole solo un po’ di amore e bei sogni…