C’è ancora domani, ovvero l’abc del film di propaganda. Prima parte

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C'è ancora domani

C’è ancora domani di Paola Cortellesi è un emblema del cinema di propaganda di oggi, in grado di affermarsi manipolando la fiducia dello spettatore ignaro condotto a una lettura univoca del film

Scrivere di cinema non è più un fatto di pensiero sulle estetiche del cinema, ma solo di etica… Dal momento che la manipolazione e la propaganda sono abilmente travestiti anche in prodotti cinematografici, che sortiscono il loro effetto pernicioso per la maggioranza della popolazione.  Questo travestimento è costituito da pensieri comuni, contenuti apodittici, che si sono infiltrati da molti anni nella (in)coscienza dello spettatore alias “cittadino” di una società dove il grado di manipolazione è continuo e proviene da ogni parte.

Il cinema riveste dunque il suo ruolo nel sistema di propaganda, diciamo che un prodotto del genere non fa neanche un lavoro tanto sporco perché struttura un immaginario già rimasticato e consolidato da decenni.

Cominciamo con uno dei temi fondamentali: la donna oggetto, completamente asservita al potere maschile in una società basata sul patriarcato.

C’è qualcuno che vuole contraddire questa affermazione? No, perfetto! Facciamo finta che sia proprio così…

Però vediamo come lavora nel film questa figura. Iniziamo con la prima scena che è già una perfetta conferma dell’immaginario di cui sopra…

Il buongiorno si vede dal mattino: “Buongiorno Ivano”, dice Delia e lui le molla uno schiaffone…

Già nella prima scena è racchiusa gran parte dell’ideologia del film che vuole confermare l’equazione patriarcato uguale violenza… Ma non è così semplice come sembra.

Il film ci mostra una situazione famigliare degna proprio del peggiore maschilismo. Infatti, non solo abbiamo un marito violento, ma anche il suocero che vive in casa e che vediamo palpeggiare la stessa Delia… Quindi, non solo Delia è costretta a subire la violenza del marito, ma anche le molestie del suocero… che peraltro essendo invalido viene servito dalla mattina alla sera

Con queste premesse, già il film inanella due pesanti prove del reato

1) legnate gratuite del marito

2) palpeggiamento suocero

Bisogna sottolineare che la prima scena è fondamentale anche per la descrizione della situazione economica della famiglia.

La casa è un terribile piano seminterrato. Le finestre si aprono sul marciapiede, dove si vede pure un cane che orina… Le pareti delle stanze sono a pezzi, il bianco e nero aggiunge “colore” al degrado. Nella stanza dei figli, i tre ragazzi dormono insieme, la ragazza nel suo letto e addirittura nel medesimo letto gli altri due. Il bagno, anche se non si vede, viene enunciato per la catenella del wc che si è bloccata, colpa che ricade naturalmente su Delia…

Questa situazione economica è importante perché rende l’idea che i tempi subito dopo la seconda guerra mondiale fossero terribili per la maggior parte delle persone. Non tutti però vivevano in condizioni misere, come ci mostra peraltro lo stesso film.

Il problema è che le suddette condizioni appaiono come effetto di una società patriarcale dove la donna aveva un ruolo di assoluta subordinazione. Infatti, Silvano, sempre nella prima scena, ribadisce alla figlia che la sua unica possibilità è il lavoro, mentre i due fratelli possono permettersi la scuola, ricorda che deve portare a casa soldi e poi le chiede perché il suo fidanzato facoltoso non le ha chiesto ancora di fidanzarsi ufficialmente…

Davvero incredibile che soltanto la prima scena del film sia così pregna di significati. In effetti, lo spettatore non può facilmente cimentarsi in un capovolgimento del senso unico narrativo percorso dal film.

Per esempio, non è la condizione femminile subordinata a determinare l’economia di una società, nel patriarcato, ancorché il maschio avesse un ruolo dominante, non era responsabile di violenze fisiche e psicologiche sulla donna.

Ma il film non ammette la tesi alternativa e così va avanti…

La prima scena, che considero dal risveglio alla prima colazione, fino all’uscita dei personaggi, mette in evidenza anche la frattura tra i vari elementi della famiglia. Abbiamo un marito contro la moglie, i figli tra cui la ragazza che non stima la madre e le risponde quando Delia le chiede di sedersi a tavola. I due fratelli litigano fra loro continuamente e sembrano fregarsene di tutti gli altri, Silvano ribadisce l’atteggiamento maschilista contro la figlia, mentre coi figli maschi appare indifferente, il suocero si lamenta perché la nuora ritarda nel portargli la prima colazione… Insomma, mancano i buoni sentimenti e sembra che ogni momento possa registrare un incremento dei dissidi. Siamo di fronte a una famiglia lacerata, una istituzione che presta il fianco in questa prospettiva alla critica. Ed è quello che vuole l’agenda globalista. Ecco una testimonianza significativa dell’ex banchiere della IOR, la banca vaticana, Ettore Gotti Tedeschi:

Per chi volesse approfondire il tema natalità ed inquinamento ecco un recente documentario su Arte, che, come canale “culturale”, sta davvero facendo un lavoro sporco a favore dell’élite globalista, lasciando che molti temi siano assimilati proprio nella direzione che vogliono i globalisti. Uno dei primi temi era appunto quello demografico, che adesso è legato all’ambiente. Ci troviamo nella condizione paradossale che la gente deve vedere la riproduzione umana come un pericolo per il mondo intero. Non è proprio così…

Fine Prima Parte

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