Tantissimi autori del cinema hanno utilizzato la tecnica dello slow motion, ossia le immagini al ralenti. Vediamo alcuni esempi e alcuni trucchi per realizzarla
Tantissimi autori del cinema hanno utilizzato la tecnica dello slow motion, ossia le immagini al ralenti. Vediamo alcuni esempi e alcuni trucchi per realizzarla.
Il primo video dimostra quanto sia esaltante questa tecnica: quasi tutte le sequenze citate sono rimaste nella nostra memoria, ciò indica che hanno colpito nel segno, che hanno uno stile, insomma una bellezza che si lascia ammirare. E non ha importanza se magari qualcuno più tradizionalista preferisce lo slow motion di Peckinpah invece che quello di Platoon...
Il fatto importante è che, come dice Godard, nel curioso inserto del primo video, il ralenti ci permette di vedere e forse immaginare cose che il nostro occhio non riesce a percepire. Ma lo slow motion non è di certo soltanto questo. Soprattutto nel cinema contemporaneo, e lo dimostra bene l'opera di Quentin Tarantino, lo slow motion fa da cornice ed anche base delle scene principali. O anche, in molti casi, scene che sarebbero secondarie, grazie all'uso di questa tecnica, diventano importanti e indimenticabili (vedi per esempio l'entrata in scena dei vari protagonisti in Le iene).
Nel secondo video si parla il linguaggio più tecnico. Come si creano questi effetti? Ci sono, innanzitutto, delle semplici regolazioni da fare nella vostra fotocamera o videocamera che riguardano il numero di frames (fotogrammi) per secondo. Aumentandoli l'azione rallenta. Ma ci sono anche altri trucchi per agire meglio in postproduzione. E ci sono accorgimenti per le luci da utilizzare, i led, perché altrimenti avremmo immagini con luci che lampeggiano... Naturalmente bisogna conoscere anche alcuni cliché, ovvero i luoghi comuni, le riprese che più di frequente ricorrono a questa tecnica e magari evitarli per essere più originali. Una tra tante: la morte di un protagonista. Peccato che in questo caso non sia citata quella dell'androie Roy in Blade Runner.